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martedì 4 agosto 2009

In libreria SANGUE HABANERO di Gordiano Lupi (Ed. Eumeswil)

Un mistero avvolto tra le braccia di una prostituta cubana, una jinetera, sprofonda nelle contraddizioni del regime castrista.
La Cuba costretta a mangiare col volto nella polvere e quella votata al dio denaro sono un’unica entità in grado di inghiottire ogni anima umana.
Simbolo della contraddizione è un assassino seriale che stronca brutalmente vite di jineteras, donne i cui sogni sono già stati irrimediabilmente stroncati dalle promesse della società nuova.
La protagonista ci insegna che un destino di sesso a pagamento può essere sopportato per dare un futuro al proprio figlio, e che rischiare la vita di fronte a un serial killer può servire per riscattare tutte le prostitute che come lei annientano la propria vita ogni giorno.
I corpi dilaniati di queste povere donne sul lungomare del Malecón indicano la strada per l’indagine della polizia, e indicano al lettore il metodo per interrogarsi sulle contraddizioni di una Cuba agonizzante.

Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz: Machi di carta (Stampa Alternativa, 2003), La Marina del mio passato (Nonsoloparole, 2003), Vita da jinetera (Il Foglio, 2005), Cuba particular – Sesso all’Avana (Stampa Alternativa, 2007) e Adiós Fidel – all’Avana senza un cazzo da fare (A.Car, 2008). I suoi lavori più recenti sono: Nero Tropicale (Terzo Millennio, 2003), Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Cannibal – il cinema selvaggio di Ruggero Deodato (Profondo Rosso, 2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura (Stampa Alternativa, 2004 - due edizioni in un anno), Orrore, erotismo e pornografia secondo Joe D’Amato (Profondo Rosso, 2004), Tomas Milian, il trucido e lo sbirro (Profondo Rosso, 2004), Serial Killer italiani (Editoriale Olimpia, 2005), Nemici miei (Stampa Alternativa, 2005), Le dive nude - Il cinema di Gloria Guida e di Edwige Fenech (Profondo Rosso, 2006), Il cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari - in collaborazione con Fabio Zanello - (Profondo Rosso, 2006), Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci (Il Foglio, 2006), Orrori tropicali – storie di vudu, santeria e palo mayombe (Il Foglio, 2006), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006), Sexy made in Italy – le regine del cinema erotico degli anni Settanta (Profondo Rosso, 2007), Coppie diaboliche - dal delitto di Marostica al giallo di Omegna - 34 casi di «crimine a due» 1902-2006 (in collaborazione con Sabina Marchesi - Editoriale Olimpia, 2008), Dracula e i vampiri (in collaborazione con Maurizio Maggioni - Profondo Rosso, 2008), Avana killing (Sered, 2008 – in edicola), Mi Cuba (Mediane, 2008) Delitti in cerca d’autore (I.D.I., 2008 – in edicola), Fernando di Leo e il suo cinema nero e perverso (Profondo Rosso, 2009) e Federico Fellini. A cinema greatmaster (Mediane - edizione italiana e inglese).

Ha curato e tradotto Cuba Libre – Vivere e scrivere all’Avana (Rizzoli, 2009), il primo libro italiano di Yoani Sánchez.

Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come Cominciamo bene le storie di Corrado Augias (libro Serial killer italiani), Uno Mattina di Luca Giurato (libro Serial killer italiani), Odeon TV (trasmissione sui Serial killer italiani) e La Commedia all’italiana su Rete Quattro (dove ha parlato di Gloria Guida e di commedia sexy). È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. I suoi libri sono stati oggetto di numerose recensioni e segnalazioni che si possono leggere al sito www.infol.it/lupi.

venerdì 26 giugno 2009

Ben Harper. Arriverà una luce a cura di E. Labianca e P. De Rossi (Stampa Alternativa/ Nuovi Equilibri). Rec. di Vito Antonio Conte

Intorno alla fine del mese scorso, nel mentre ero in quel di Napoli, ricevevo la telefonata del rivenditore di materiale musicale dal quale, ogni tanto, acquisto... musica (sentendomi un po' “fuori moda” dal momento che -ormai- la musica si... scarica..., ma -da sempre- preferisco le cose originali!). Qualche settimana prima avevo ordinato l'ultimo lavoro di Ben Harper. La telefonata, che seguiva un sms, mi informava che il CD richiesto era arrivato! Io, invece, ero partito: per Napoli, appunto. Adesso ascolto quelle note, dopo aver concluso lì un'annosa vicenda legale legata a un mio vissuto che mi ha profondamente segnato, un incontro ravvicinato dell'ultimo tipo (con la signora di niente vestita), disvelandomi una vita nuova, epilogando una fase esistenziale già iniziata molto tempo prima, con archiviazione di un'altra vita. Sempre mia. Rientrato a Lecce, col ricordo di Napoli stretto tra le dita (come di pagina -di un libro in divenire- segnata con parole impresse indelebilmente a dire dell'amore che non si può dire...), trovo Ben Harper che m'aspetta. Adesso ascolto quelle note. Ma meglio procedere con ordine: prima del senso dell'udito c'è quello della vista: è un gran bel vedere la copertina del nuovo CD dell'artista di Claremont. Potrei scrivere un pezzo intero soltanto per dirvi della bellezza della copertina. Ma non lo farò ché, se vi verrà curiosità, potrete acquistare il CD originale e così saggiarne la consistenza con tutti i sensi, tatto compreso, ché si tratta di una vera opera d'arte, “giocata” sul paradosso evocato dal titolo del CD (White Lies For Dark Times), dove la parola White contiene (graficamente, in proiezione d'ombra) la parola Lies e insieme significano bianche bugie, bugie innocenti, come non ne esistono nella realtà! L'autore dell'artwork di White Lies For Dark Times è quel grande artista underground che risponde al nome di Winston Smith, eclettico collage-artist, grande amico di Ben, che, sin dagli anni settanta, ha -tra l'altro- creato le copertine di dischi di diversi gruppi musicali, contribuendo a renderli noti (ricordo i Dead Kennedys e i Green Day). E l'incontro tra grandi (quasi sempre) genera grandi cose. Adesso ascolto quelle note. Ben Harper, in questo ultimo lavoro, ha cambiato gruppo: la nuova band è quella dei Relentless7 (Jason Mozersky -chitarra-, Jesse Ingalls -tastiere e basso-, Jordan Richardson -batteria-). Ho letto su qualche rivista specializzata e sentito per radio che le canzoni di questo nuovo CD sarebbero più dure, più vorticose, dal ritmo più veloce, più rock (in una parola) rispetto ai precedenti lavori di Ben Harper. Qualcuno ha attribuito ciò alla vocazione musicale del nuovo gruppo. È vero, ma non del tutto. Per due ragioni essenzialmente: Ben Harper, anche in passato, ha dato pezzi di travolgente rock (hard, addirittura); sempre, Ben Harper, ha commistionato melodie stili e ritmi diversi, mai disdegnando di inserire oasi di pace-ascesi-incazzatura-leggerezza poetico-musicale nei brani e ciò pur avvalendosi della collaborazione di gruppi tra loro eterogenei (penso, tanto per fare qualche esempio, a Live From Mars, doppio CD in cui a accompagnarlo erano i The Innocent Criminals, e a There Will Be A Light, dove la band che suonava con lui era quella dei Blind Boys Of Alabama). Voglio dire che anche in questo CD, nonostante le note serrate e esplosive di gran parte dei pezzi, ci sono momenti di assoluta liricità, voli mistici e estasi di laica preghiera. Il tutto in una simbiosi di suono e pensiero (cui mai rinuncia Ben Harper). Forse, è vero che i pezzi di White Lies For Dark Times sono più graffianti, ma in tutti è riconoscibilissima la cifra musicale di Ben Harper e non ve n'è neppure uno in cui non vi siano tracce delle esperienze-conoscenze (non soltanto musicali: notevolissime, queste!) pregresse di Ben Harper: rock, certo, ma anche folk, soul, blues, reggae, funky e gospel. Stili che Ben Harper ha appreso da assoluto autodidatta, studiando col massimo rispetto la musica tradizionale e i grandi dei diversi generi, ascoltando gli originali e ricercando -poi- la fonte che aveva ispirato quei grandi e la loro tecnica, possedendo un talento straordinario che ha fatto dire al suo mentore, David Lindley, “Mi ha sempre sorpreso la facilità con cui Ben imparava, semplicemente guardando e ascoltando gli altri”. C'è, anche in quest'ultimo lavoro, la eco di quel suo originalissimo modo di creare il nuovo e ch'è frutto della sua capacità di contaminare il bleuegrass, il blues e il folk della tradizione musicale della sua Terra con le sonorità di altre aree del mondo (Africa, Mediorente, India). Poco prima dell'attuale primavera, mi portavo in macchina un CD e ogni Kilometro era scandito dalla chitarra del suo autore: il CD è Blues Is The Colour, l'autore John Lee Hooker: la citazione non è casuale: Ben Harper considera Hooker il “Budda del Blues”, la sua guida spirituale, il modello professionale per eccellenza e l'insegnante insostituibile. Di lui Ben Harper ha (tra l'altro) detto: “E' il gran maestro della tonalità in Mi, e tutto ciò che so sui riff di chitarra, sui toni e sulle inflessioni vocali lo devo a lui, mi ha insegnato come cantare una canzone e come modularla. Quando ci siamo conosciuti (1994) mi ha subito detto . E questo mi ha colpito molto, così come mi hanno sempre impressionato i suoi dischi acustici. Possiedono qualcosa di speciale, contengono quella vibrazione che arriva nel tuo io più profondo. A volte l'emozione è importante tanto quanto il suono”. Non aggiungerò altro su quel che è Ben Harper, una bella biografia (dalla quale ho attinto) è stata pubblicata per i tipi di StampaAlternativa/NuoviEquilibri da Ermanno Labianca e Patrizia De Rossi col titolo “Ben Harper Arriverà una luce” (in vendita con allegato il CD Roots Of Ben Harper, 2005, € 15,00), ma ci tengo a dire che ho incontrato la sua musica grazie al mio Editore Gianluca Pensa (si lavorava al mio primo romanzo!) e che quella LUCE (citata nel titolo del libro testè indicato) splende più che mai! Di più: questo lavoro contiene una mai doma voglia di lottare, una forza senza la quale niente è possibile e una sensibilità allenata in quell'angolo di California (Claremont, dove ancora c'è il negozio di strumenti musicali aperto dagli antenati di Ben Harper, il Folk Music Center, diventato anche centro culturale, nonché museo nazionale), dove radici voodo, sangue indiano, cultura afro, mistero e esoterismo e altro ancora hanno contribuito acché Ben Harper fosse quello che è: straordinariamente unico. Cambiano i musicisti, ma lui, pur nel nuovo, è inconfondibile: ascoltatevi Skin Thin... poi asciugate le lacrime nel più bello dei sorrisi.

giovedì 14 maggio 2009

Giuse Alemanno, Le vicende notevoli di Don Fefè, nobile sciupa femmine e grandissimo figlio di mammaggiusta ... (I Libri di Icaro)

Giuse Alemanno ha stoffa da vendere. Sa scrivere e questo lo ha dimostrato non solo nei suoi esordi in Racconti Lupi (1998) per i tipi di Filo editore, poi ancora nel 2001 nella raccolta sempre per la stessa casa editrice di racconti brevi dal titolo Solitari, e non per ultimo con il suo romanzo d’esordio per i tipi di Stampa Alternativa, dal titolo Terra Nera, romanzo perfido e paradossale di cafoni e d’anarchia. Alemanno ha convinto in tutta la sua attività di scrittore, come adesso quando propone alle stampe per i tipi di I Libri di Icaro “Le vicende notevoli di Don Fefè, nobile sciupa femmine e grandissimo figlio di mammaggiusta e del suo fidato servitore Ciccillo”. Da un lato continua a prediligere un codice linguistico nudo e crudo che ben si addice alle latitudini esistenziali che descrive ovvero un’umanità grottesca, sconfitta, privata di un senso della felicità a causa di una dimensione antropologica della quotidianità alienante e stritolante. I colori sono sempre quelli prediletti dall’autore, e cioè tutte le tonalità della terra arsa e crudele del Salentoo di un Sud del Sud del mondo , il rosso del vino e del sangue, il giallo malato di un sole che indistintamente illumina barbare convenzioni, perverse connivenze, dure leggi della seduzione e dell’intrigo amoroso e di potere. Insomma Alemanno ha la capacità di coinvolgere il lettore, offrendogli in bella posa una serie di situazioni e personaggi che rivelano come egli sia in grado di rendere senza troppi fronzoli una realtà ai margini della quale ne conosce ogni singolo dettaglio. Ma Alemanno da un altro punto di vista, è l’autore dell’azzardo linguistico, dove addirittura il sermo vulgaris diviene lingua altra, nuova, a volte completamente inventata, innovativa senza ombra di dubbio; è l’autore che riesce a cantare la bellezza delle donne e dei loro malefici d’amore (vedasi come descrive le donne “a servizio” di Don Fefè da Tecla alla giovane Rosaria sino all’affascinante attrice Lucia), che sa parlare con eleganza dei modi e dei costumi della nobile gente di campagna, neanche fosse il D’Annunzio delle cronache romane; è l’autore che sa parlare con eleganza sopraffina del bon ton e dei suoi mille ricami. Già perché Alemanno è uno scrittore completo, che sa offrire non solo opere gradevoli alla lettura, ma che avrebbe molto da insegnare a numerosi scrittori di dubbie doti letterarie che circolano oggi in più parti d’Italia. Ma veniamo al dunque: Don Felice meglio noto come Don Fefè, nobile di Cipièrnola, incontrastato sovrano di Palazzo Rizzo Torreggiani Cimboli, ricco ereditiero e gran figlio di mignotta, in un Sud chiaramente novecentesco, privo comunque – solo per chi non ha occhi per vedere - di collocazione temporale e geografica, passa le sue giornate tra amplessi fugaci ma intensi con le sue domestiche o con le mogli dei suoi affittuari, ricordi melanconici di lussuosi postriboli parigini, i rocamboleschi e implumi voli da tacchino del suo umile servitore Ciccillo, ruffiano e tuttofare, e dulcis in fundo i malevoli – ahimè – tiri della sorte che pone sulla strada di questo personaggio (che sembra una caricatura del marchese De Sade tutto dedito al sano perseguimento né più né meno dei cazzi suoi), piccoli contrattempi: don Fefè deve misurarsi con la mala locale, con l’aspro desiderio di vendetta di belle e ruspanti donne sempre pronte ad allargare le gambe ma superdotate di occhio fino, e con degli eccessi d’ira, che lo fanno scomporre oltre ogni ragguardevole misura che gli compete per rango e censo. Quello di Alemanno per farla breve è un piccolo gioiellino che si lascia leggere con estrema facilità, ma che rimane nel cuore di chi avrà il buongusto di assaporarlo sino alla fine

Giuse Alemanno, Le vicende notevoli di Don Fefè, nobile sciupa femmine e grandissimo figlio di mammaggiusta e del suo fidato servitore Ciccillo, I libri di Icaro, pp. 128

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