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sabato 14 febbraio 2015

Per una teoria della campionatura in prosa e poesia. Considerazioni sovversive per un multiverso possibile della letteratura e della produzione letteraria - 1.2 - Who is Who!?!



Matteo Renzi conduceva con un milione di voti. Raffaele Fitto gli era sempre alle calcagna. Per l’Italia nulla di buono si prospettava all’orizzonte. Acquaro seguiva tre televisori e armeggiava con quattro telefoni. La sua stanza all’Hilton era tutto un cavo: il Sismi pretendeva linee multiple in entrata e in uscita. L’apparecchio color rosso era la sua linea privata, quella hot. I due bianchi collegavano direttamente alla tenuta di Silvio Berlusconi ad Arcore. Il telefono azzurro metteva in comunicazione i servizi segreti con il futuro presidente. Erano le 23,35. La Rai definiva “combattuta” la corsa al Quirinale. “Memorabile” proclamava La7. Mediaset sosteneva che Matteo Renzi l’avrebbe spuntata con il 51 per cento. Acquaro guardò fuori dalla finestra. Gli uomini del Sismi si mimetizzavano alla gente in strada: avevano prenotato quasi l’intero hotel. Il telefono bianco numero 2 prese a trillare. Angelo, con lamentele varie. Un blogger era riuscito a penetrare ad Arcore. Un’auto truccata coperta di striscioni grillini aveva danneggiato il prato principale.  

L’opera qui presentata è di Denis Lavezzi http://denislav.altervista.org/

mercoledì 15 dicembre 2010

La vita quotidiana in Italia ai tempi di Silvio, di Enrico Brizzi (Laterza ). Intervento di Nunzio Festa





















Senza remore, oggi, è possibile affermare che la più sconvolgente, graffiante, puntuale e originale collana editoriale presente in Italia è della meridionale Laterza, e giustamente si chiama Contromano; senza remore, a continuare, possiamo affermare, in più, che proprio e appunto questa collana ospita l'Imperdibile libro di Enrico Brizzi “La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio”: pagine che narrano l'Italia. Quello che è stato, verso gli anni Ottanta, come si è trasformata questo martoriato paese, e persino cos'è diventato. Per fortuna, grazie ovviamente alla scelta di fondo, il racconto è dunque d'uno scrittore e non d'un giornalista o, addirittura, d'un saggista, magari uno storico. Altrimenti ci sarebbe stata la possibilità, ovviamente, d'avere tra gli arti superiori un ingombrante e vistosissimo tomo. Invece l'invettiva e l'inventiva, quindi l'ironia di Enrico Brizzi con il suo talento per riuscire a tenere legati alle pagine i lettori, ha consentito d'arrivare alla fine di trecento pagine, sì a tratti impegnative, ma pure molto godibili. In sostanza Brizzi, ragionando a periodi con se stesso in veste prima di bambino e cittadino e poi in panni di scrittore, ovvero chiudendosi anche lui nell'opera, spiega passaggi epocali della storia italiana degli ultimi trent'anni. Ideale prosecuzione d'un precedente libro, questo ultimo parte dal momento dove ancora si dice, a fregare il mondo, che la televisione è lo specchio della società, dunque della realtà. Ma dal libro si comprende, invece, come sempre di più si può giungere al contrario. L'attualità, non a caso, aiuta a sostenere appunto questa ipotesi. Partendo, insomma, da scenari che sanno di Cogne e Avetrana. Insomma l'Italia che diventa televisione. Tramutando quel che rimane dell'Italia pura e genuina nel contenitore che si sta dimostrando quale in più dannoso, per i più, che possa esserci. Davvero gustoso come un'ottima commedia, allora, questo libro 'purtroppo' ci dice di noi. Del reale. Ovvero dell'importa e delle colpe della televisione. A parte retroscena e dettagli d'alcune stesse trasmissioni da palinsesti quotidianamente proni al gossip. Semplicemente, Berlusconi ha vinto l'Italia, salvandosi dall'eventuale galera, utilizzando fortemente la televisione trash che tutti i santi e maledetti giorni comunque accendiamo. Tramite questa avventura del pungente, e fortunatamente ancora ottimista scrittore Enrico Brizzi, che tra l'altro è persona abituata a mettersi in cammino e non ha dunque paura del futuro, fra le altre cose, s'avranno una serie di particolari non proprio analizzati da tutti i libri e tutte le puntate televisive, non retroscena in forma di gossip, bensì delucidazioni che vengono direttamente dalla presa diretta del fatto.

venerdì 22 ottobre 2010

UOMINI CHE ODIANO LA BINDI. Intervento di Elisabetta Liguori










Se fosse un romanzo sarebbe un thriller, uno di quelli ad alta tensione, invece è la realtà di tutti giorni. Quella di Berlusconi per l’onorevole Rosy Bindi, infatti, è diventata un’autentica ossessione. e, come tale, sta assumendo una trama sempre più complessa e ridondante. Non passa giorno che il Presidente del Consiglio non pensi, non recrimini, non esploda in una qualche esternazione furiosamente buffonesca ai danni di questa donna. Solo lei. Sempre lei. Archetipo e simbolo. Icona e metafora in carne e ossa. È la Bindi fobia che dilaga.
È giusto chiedersi come mai, perché proprio ora, perché proprio lei, quale sia il punto centrale di tutta la faccenda. Bene: quel punto non può che essere la bellezza. C’è una bellezza che conosciamo tutti, che, per quanto la si dica soggettiva, riflette canoni estetici universalmente riconoscibili, e un'altra più misteriosa, meno incline a soggiacere a formule manualistiche di potere. È quest’ultima quella che Berlusconi teme. È la bellezza del tempo.
Il tempo, se non utilizzato in modo sano ed onesto, può essere nemico dei belli e dei forti. Berlusconi è convinto di essere sia bello che forte. Per quanto sia stato proprio il tempo trascorso sotto la luce dei riflettori e quello passato a formular bilanci ad avergli regalato questa convinzione, lui non lo sa. Preferisce non saperlo. Finge di essere sempre stato quello che è, di bastare a se stesso, di non doversi mettere in discussione, di non dover cambiare mai per il suo bene quanto per il bene degli italiani. Ciò che conta per l’audace cavaliere senza tempo non è il passato, né il futuro, ma è il presente. Una gestione costante, immobile e vincente del presente. La signora Bindi, al contrario, nel suo splendore canuto, nelle sue forme libere, dinamicamente opposte all’evoluzione culturale del tempi che viviamo, si allinea al ritmo della natura e non a quello dei forti. Esprime un potere intellettuale, oltre che fisico, pari ma opposto a quello espresso da Berlusconi nella sua immobilità tenace. Un potere che, pur essendo fortissimo, non gioca secondo le regole note ad un certo tipo di uomini. Lei non bara, lei non si adegua, lei non rinnega. Lei semplicemente è quel che è, quello che il tempo e la cultura le consentono di essere.
In spregio a questa forma di resistenza non resta altro che il ridicolo.
Frizzi e lazzi per allietare la corte e rassicurarla che il mondo non è così. Che la Bindi non è di questo mondo. Che non esiste e se ne può ridere tutti insieme, allegramente.
In altre parole la Bindi fobia è simile alla paura degli alieni. La paura dei corpi capaci di portare con sé significati incontrollabili. Possiamo dirlo: Berlusconi teme l’invasione degli ufo e così ne nega l’evidenza. Quante barzellette esistono sugli alieni? le antennine, l’occhio al centro della fronte, le dita verdi? Lui sente di doverle usare tutte e di doverlo fare ora. Prima che sia troppo tardi. È la solita reazione dell’uomo allo stupore, all’ignoranza, al buio. Al tempo che passa. Dopo il primo alieno sulla terra, tutto potrebbe davvero essere trasformato, riconosciuto, la natura e la verità potrebbero prendere il sopravvento, una diversa idea di bellezza e tempo potrebbe diffondersi come un virus, lasciando crollare miseramente il castello degli specchi, degli inganni, delle immagini patinate e della carte false, abilmente costruito in anni di risatine e potere. Così ecco svelato il mistero: Berlusconi teme di risvegliarsi un giorno all’interno di una baccello oleoso, come nel noto romanzo di Jack Finney “ L’invasione degli ultracorpi”, per poi ritrovarsi ad essere come la signora Bindi, alieno e vero anche lui, suo malgrado.
fonte iconografica qui

sabato 26 settembre 2009

Il libro del giorno: Il regalo di Berlusconi di Peter Gomez e Antonella Mascali (Chiarelettere)

"Mills ha agito certamente da falso testimone. Da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso operazioni societarie e finanziarie illecite. Dall'altro per perseguire il proprio vantaggio economico." Dalla sentenza di condanna in primo grado di David Mills, 17 febbraio 2009, all'interno del libro. Nicoletta Gandus Presidente, Pietro Caccialanza Giudice, Loretta Dorigo Giudice. Bisogna cominciare da qui. Dalle motivazioni della sentenza di condanna che il 17 febbraio 2009 ha inflitto quattro anni e mezzo di carcere in primo grado a David Mills, l’avvocato inglese, marito di un ministro laburista, creatore a partire dal 1978 della rete delle società offshore del gruppo Fininvest. Un documento eccezionale, solo in parte raccontato da giornali e tv, in cui si spiega come dietro le assoluzioni di Berlusconi nei vecchi processi (corruzione della Guardia
di Finanza) ci sia la falsa testimonianza di Mills. E in cui, finalmente, viene alzato il coperchio sul sistema di fondi neri che ha garantito al Cavaliere anni di guadagni esentasse: centinaia di milioni di euro sottratti allo Stato. Tutto grazie a lui, Mills, il professionista foraggiato da Berlusconi prima con 10 miliardi di lire e poi con una tangente da 600mila dollari. Due imputati ma un solo condannato: il presunto corrotto. L’altro, l’uomo che lo aveva pagato per farlo tacere, nel frattempo ha fatto carriera ed è diventato presidente del Consiglio. Lo ha voluto il popolo. E grazie alle leggi ad personam (in questo caso il lodo Alfano, approvato in consiglio dei ministri anche dal premier) è riuscito a non essere processato. Un delitto perfetto!Questo libro illustra con fatti, testimonianze e documenti inediti alla mano, tutte le trappole e gli inganni tesi a danno di magistrati, giornalisti, avversari politici: per salvare Berlusconi e condannare noi cittadini a non sapere. Basta leggere la sintesi della sentenza pubblicata all’interno. Chi dovrebbe salvaguardare le leggi dello Stato ha fatto di tutto per occultare la verità e conservare il potere. Fino a quando?

Peter Gomez è inviato del settimanale "L’espresso" e cura con Corrias e Travaglio il fortunato blog voglioscendere.it. Collabora con la rivista “Micromega”. È autore di molti libri di successo, tra cui Regime, Inciucio, Le mille balle blu (con Marco Travaglio, Bur); I complici (con Lirio Abbate, Fazi); Mani sporche (con Gianni Barbacetto e Marco Travaglio, Chiarelettere); Se li conosci li eviti (con Marco Travaglio, Chiarelettere); Bavaglio e Papi (con Marco Lillo e Marco Travaglio, Chiarelettere).

Antonella Mascali è cronista giudiziaria a Radio Popolare di Milano. Ha esordito sulla rivista “I Siciliani” di Catania. Nel 2007 ha vinto il Premio cronista Guido Vergani. Per Chiarelettere ha scritto Lotta civile (2009), che ha vinto il premio Com&Te Cava-Costa d’Amalfi.

“The B people... sapevano bene quanto la mia testimonianza, per usare un eufemismo, avesse tenuto Mr. B fuori da un sacco di problemi.”
David Mills.

“La sentenza emessa nel processo Fininvest ha accertato che la Guardia di Finanza era stata corrotta... affinché non venissero svolte approfondite indagini in ordine alle società del Gruppo Fininvest e non ne emergesse la reale proprietà.”
Dalla sentenza.


Casa editrice Chiarelettere: http://www.chiarelettere.it/

domenica 6 settembre 2009

AUGURIO AL SECOLO STATO di Nunzio Festa












io invece ho dato
un pizzicotto
all'ultimo quinto di novecento


a fine scolatura
in pieno post mietitura
della più forte azione generale
generazione alluvionale
sleale

(dal midollo dei paesi)
loro che quasi tutti presidente


donne e uomini d'un tentativo: rotto


Nunzio Festa è nato nel 1981 a Matera, dove attualmente lavora. Risiede a Pomarico (MT) con la sua compagna. Poeta, narratore, critico; lavora nel campo dell'editoria ed è collaboratore giornalistico. Collabora, inoltre, con siti internet, riviste e quotidiani. Suoi articoli, poesie e racconti sono stati pubblicati su riviste e in varie antologie.Nel 2004 ha pubblicato la sua prima silloge poetica E una e una, mentre nel 2005 la sua prima raccolta di racconti Sempre dipingo e mi dipingo. Diversi i riconoscimenti ricevuti. Nel 2006, il racconto breve "Da dentro la materia" è entrato a fare parte dell'antologia Storie d'acqua dolce (Eumeswil Edizioni). Nel 2007, la silloge poetica "Deboli bellezze" è entrata a far parte della collana curata da Silvia Denti, I quaderni Divini. Nel 2008 ha pubblicato racconti e poesie per diverse case editrici, fra le quali Giulio Perrone editore, LietoColle.

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