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martedì 16 giugno 2009

L'Orizzonte culturale del megalitismo di Marisa Grande domani a Lecce

I monumenti megalitici hanno assolto nel Salento quel compito risanatore dell’attività vibrazionale della terra che fu anche degli henges dell’area euro-asiatica, delle piramidi in Egitto, delle ziqqurat in Mesopotamia e delle piramidi meso-americane. L’organizzazione megalitica salentina descriveva sul territorio un modello a “tela di ragno”, quale riflesso della calotta celeste, la mitica “tela cosmica” nel cui centro si riteneva risiedesse la Grande Ragno, la dea tessitrice dell’Universo e detentrice del filo che intesseva il destino degli uomini e di tutto il cosmo. Le “cellule megalitiche” salentine erano composte da grandi specchie centrali, collocate sulle brevi alture delle Serre, e da raggiere di menhir elevati con un passo costante ritmato da precisi riferimenti astronomici. Le specchie erano cumuli di pietre che richiamavano simbolicamente il grembo fecondo della Madre Terra, nel cui interno scorrevano le sue acque primeve in forma di fiumi sotterranei. Esse costituivano i “nodi cosmogonici” e i “poli cosmologici” della cellula geodetica “a tela di ragno”, composta da quel sistema megalitico “centripeto, centrifugo e concentrico” che riproduceva sulla terra la medesima forma-onda di energia in espansione scaturente da un centro astrale di riferimento. Le specchie vibravano o franavano lungo le loro stesse pendici nel momento del passaggio turbolento delle acque ipogee, che trasportavano per mezzo dei sali ionici disciolti flussi di elettromagnetismo che, in particolari fasi della vita della terra, si manifestavano a carattere distruttivo. Fungendo da veri e propri sismografi litici ante litteram, le specchie, che riecheggiavano all’esterno l’attività vibrazionale interna della terra, captando ed espandendo nell’area della cellula geodetica megalitica i flussi di elettromagnetismo circolante “allo stato caotico” nel sottosuolo, permettevano ai geomanti-sacerdoti-astronomi, che già auscultavano il “cuore pulsante” del pianeta dall’interno delle sue cavità carsiche, di monitorare lo stato di salute del territorio. Il materiale impiegato per elevare i monumenti megalitici salentini -calcare locale, se pur non specifico come il quarzo di Newgrange, le pietre blu e le pietre sarsen di Stonehenge, o i graniti delle piramidi egizie- doveva avere comunque caratteristiche di “buon conduttore”, poiché i menhir, monoliti infissi nel terreno come gli aghi dell’agopuntura, avevano la funzione risanatrice propria dei “catalizzatori” e dei “trasformatori” dell’elettromagnetismo caotico in “onde di flusso coerente” per riequilibrare lo stato dei campi magnetici sotterranei ed aerei, salvaguardando, con la loro funzionalità, la stabilità del territorio della cellula geodetica megalitica di loro pertinenza.

MARISA GRANDE

La scrittirce Marisa Grande presenta, il 17 giugno 2009 alle ore 20.00, presso Alex Bar in Via Vito Fazzi a Lecce, il libro - L'orizzonte culturale del megalitismo - (Besa editrice).
Intervengono: Stefano Donno, Lilly Astore, Pompea Vergaro

Un saggio assolutamente innovativo, che riscrive la storia dell'uomo basandola sul suo ancestrale rapporto con il cosmo. Affronta la complessa tematica della distribuzione dei megaliti nel mondo (dolmen, menhir, specchie, colline sacre, ziqqurat, piramidi...) ricomponendo la cultura di chi li ha costruiti e ne mette in luce il rapporto tra i sistemi megalitici e le dinamiche astronomiche e geologiche.
L'autrice, partendo dal suo territorio, il Salento come fulcro del modello megalitico a "tela di ragno", spazia in tutte le direzioni, ricalcando nella trama, affascinante come un giallo, le tappe archeologiche e storiche di coloro che intesero stringere il pianeta in una rete di risonanze equilibranti, ai fini di influire positivamente sulle correnti di flusso del campo elettromagnetico terrestre.

Marisa Grande, fondatrice del Movimento Culturale "Synergetic-Art", in qualità di socia S.I.A (Società Italiana di Archeoastronomia) - c/o Osservatorio Astronomico di Brera - Milano, con il suo saggio offre un contributo utile al piano elaborato dalla Società in occasione dell'Anno dell'Astronomia 2009, consistente nel raccogliere documenti da proporre agli Stati dell'UNESCO ai fini del riconoscimento dei "siti di valore astronomico".

martedì 21 aprile 2009

FINCHÈ MORTE NON CI SEPARI: IL MATRIMONIO TOMBA DELL’AMORE?

Il CAFFÉ LETTERARIO MIMOSE, nell’ambito della RASSEGNA ITINERARIO ROSA 2009, ha organizzato per venerdì 24 aprile 2009 presso Nuovo Conservatorio S. Anna di Lecce, un incontro che prevede due momenti: una conversazione e l’inaugurazione di una mostra collettiva.

Il tema è FINCHÈ MORTE NON CI SEPARI: IL MATRIMONIO TOMBA DELL’AMORE?
PERCORSI DI LETTERATURA E DI ARTE DAL XVI AL XXI SECOLO.

Alle ore 18,30 avrà inizio la conversazione. Interverranno:
PAMELA SERAFINO, giornalista e CLELIA COPPOLA, fotografa. Coordina POMPEA VERGARO, giornalista.


Alle ore 20,00 sarà inaugurata la collettiva.
Le artiste saranno presentate da Pompea Vergaro.

Durante la serata, in Duo violino e violoncello, ELISA CARICATO e ANGELICA MOGAVERO si esibiranno con brani di: Ennio Morricone, Georg Philipp Telemann, Johann Sebastian Bach. La mostra rimarrà aperta dal 24 aprile al 3 maggio 2009.
L’evento è curato da Pompea Vergaro.

LA CONVERSAZIONE

“Gli storici sociali riconoscono che quello della coppia coniugale è uno dei temi centrali del XIX secolo, quando per la prima volta si scopre l’idea del sentimento nel matrimonio.
Infatti, questa istituzione universale, fino al 1700 era un contratto fondato su scopi meramente sociali, politici e economici.
L’idea del progetto è nata da un’indagine dalla quale è emersa l’attenzione, la curiosità, la preoccupazione nonché il senso di confusione per una questione che riguarda e coinvolge l’intera società.
La conversazione vuole essere una RIFLESSIONE con l’intento di sdrammatizzare una tematica così importante i cui toni si ritiene non si possano, infine, forzare più di tanto, per cui l’incontro sarà percorso da una vena di sottile ironia, come si evince dal titolo stesso.
Filo conduttore della conversazione sarà uno spumeggiante PERCORSO LETTERARIO(dal ‘500 ai nostri giorni: Manzoni, Tolstoi, Flaubert, Simone De Beauvoir, Mann, Castellaneta, Ibsen) e ARTISTICO (citando quadri famosi come quelli di Lotto, Mantegna, Van Eyck, Van Dyck, Chagall, Botero.

LA COLLETTIVA

Propone nove artiste: ALMADRESSA (alias MARIA BEATRICE PROTINO), ALEMANNO LUCIA, ERRIQUEZ MARIA ANTONIETTA, DEL TINTO MICHELA, LEGNO GABRIELLA, PETARRA MIMMA, SCIURTI ROBERTA, STOMEO GIANNA, VITTI ROSANNA.


Coi loro lavori, traendo ispirazione dal tema, rappresenteranno la cognizione del rapporto coniugale ai nostri giorni, ognuna con la propria tecnica e stile: una delle peculiarità proprie dell’arte contemporanea.
Ci si propone uno scambio di esperienze nell’incontro di differenti personalità: “nove artiste, nove emozioni, nove voli di farfalle che si librano libere nell’aria alla scoperta di se stesse e del mondo”.

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