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lunedì 8 giugno 2009

Sonno Elefante di Giorgio Fratini (BeccoGiallo edizioni). Rec. di Vito Antonio Conte

Qualche tempo addietro. Poche settimane, un mese, l'anno scorso. Che sembra tanto, ma è poco meno di sessanta giorni fa... Non importa. Lascio l'auto parcheggiata. Bene. Più o meno. Non intralcia niente e nessuno! Ma, si sa, i vigili della polizia municipale di questa città se ne fottono, pensano a far cassa. Come d'istruzioni per l'uso. Ho bisogno di camminare. Giro senza intenzione per le strade del centro storico. Poi, come spesso mi capita, mi fermo in qualche libreria. Questa si chiama ERGOT. Saluto Simone, scambiamo qualche parola, curioso tra libri che altrove è raro trovare. Mi perdo tra lettere di tutti i tipi... torno, in fine, da dove avevo iniziato: fumetti. Non ho mai smesso di leggerli. Mai smetto di chiamare questo genere “letteratura disegnata”: è un modo come con altro per ricordare l'Autore che più di tutti ho amato e che continuo a amare: Hugo Pratt... (senza sentirmi un Corto Maltese, che che se ne dica in giro...). M'innamoro di un titolo: “Sonno Elefante” (“I muri hanno orecchie”, recita il sottotitolo). Rimane tra le cose da leggere. Qualche tempo dopo... È il primo libro di Giorgio Fratini (pubblicato per i tipi di BeccoGiallo Edizioni, nella Collezione Quartieri, 2008, pagine 112, € 14,00). Prima di questo libro, “Sonno Elefante” è il titolo di un pezzo di Paolo Conte (contenuto nell'album “Elegia” del 2004), una canzone ch'è, per testo arrangiamento orchestrazione atmosfera e potenza evocativa, tra le migliori mai scritte in assoluto. Giorgio Fratini lo sa. Me ne accorgo quando finisco di leggere e di vedere questa storia (ché il fumetto così è: parole e immagini, quasi come al cinema!) e passo in rassegna le “Note dell'Autore”, dov'è, tra l'altro, citata la canzone di Paolo Conte... Il libro è completato da una “Breve Cronologia” -degli eventi che hanno interessato la storia del Portogallo dall'indipendenza dalla Spagna (1640) sino all'avvento (a seguito di libere elezioni) della democrazia parlamentare (1976)- e da una bella nota critica (“Di elefanti e avvoltoi”) di Roberto Francavilla. Giorgio Fratini, attraverso la sceneggiatura e le tavole disegnate di questa storia, è riuscito a cristallizzare, in ottanta pagine, quarantotto anni di regime dittatoriale portoghese, il più lungo -e tra i più nefasti- della storia d'Europa. Ho usato il predicato verbale “cristallizzare” intendendo dare contezza di un azione che ferma e tramanda qualcosa di cui si è perduta o si rischia di perdere la memoria. Questo è il libro di Giorgio Fratini. Memoria sottratta all'oblio, alla cancellazione che gli uomini (sostituendosi innaturalmente al tempo) perpetrano di eventi scomodi e raccapriccianti. Penso alle nefandezze compiute durante il regime nazista in danno degli ebrei, degli omosessuali e di tutti quelli che osavano nutrire idee divergergenti dalla (schifosa) loro... Penso alle nefandezze del regime fascista nel nostro Paese... Penso alle nefandezze compiute dal regime comunista Jugoslavo (...) nelle foibe, con l'eccidio di migliaia di uomini per motivi etnici-politici... Penso al genocidio armeno... Penso all'esodo greco dall'Anatolia... e anche a quello tedesco dall'Europa orientale. Penso ai massacri di cui continuano a macchiarsi tutti i regimi totalitari... Penso a tutti gli scempi compiuti in Africa e altrove dalle potenze colonialiste e imperialiste -per restare in tema col libro basti l'esempio della Guerra Coloniale Portoghese in Angola Mozambico Guinea-Bissau Capo Verde Sao Tomè e Principe... Penso ai guasti delle attuali guerre, la gran parte delle quali manovrate da un altro potere, anch'esso economico-politico, quello dei signori delle armi... Penso alle odierne guerre pseudo religiose e mi chiedo: finiranno mai le crociate? Penso alle moderne guerre in nome della democrazia che celano il reale interesse al controllo delle aree ricche di fonti di energia... Penso allo sconvolgimento planetario per l'identico motivo testè detto con drastica riduzione delle foreste pluviali o deviazione dei grandi fiumi siberiani... Penso alla deriva che porterà a certo naufragio del non pensare in questo nostro “piccolo” Paese... E fa male. Tutto questo fa male. Sarà che oggi, venticinque febbraio, in questa splendida giornata di sole, sto male anche per altro... sarà, chissà!?! E tutto (o quasi...) per un fumetto. C'è che non è mai cosa buona mascherare le splendide rovine del ricordo con nuovi gioielli d'architettura che fanno sparire epoche e misfatti. L'oblio, appunto. Quello del sonno elefante. Nel tentativo di annichilire la memoria. Quella di una città, di una nazione, di un popolo, conservati e che ancora fa male. La città è Lisbona e la memoria risiede in Rua Antonio Maria Cardoso, nel Quartiere Chiado e, esattamente, in un palazzo in fase di ristrutturazione (per farne un condominio di lusso), già sede del PIDE. “PIDE. Un suono, un acronimo, una parola che ancora oggi, per molti portoghesi, provoca un brivido sulla schiena: Policia Internacional de Defesa do Estado. Il braccio armato del regime”. Quella polizia speciale che ha seminato, come -purtroppo- ancora accade in molte parti del mondo, terrore tortura morte per piegare il pensiero, la parola, l'arte, il dissenso, la libertà! Quella polizia speciale fatta di uomini (sic!) che incarceravano, riducevano al silenzio, facevano sparire altri uomini. Quella polizia speciale che ti vien voglia perdio soltanto di bestemmiare. Di bestemmiare. Soltanto di bestemmiare. E poi tacere. Per sempre. Come Leon. Che amava Maria. Che continuò a amarla in carcere. E quando ne uscì. Che l'amò per sempre. In silenzio. Nel suo silenzio. Come quello dell'elefante senza orecchi. Quello che aveva scelto l'oblio. Come me.

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