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domenica 23 agosto 2009

Alexander Calder: la scultura diventa gesto. Di Maria Beatrice Protino






























Il suo lavoro è concettuale e allo stesso tempo intriso di poesia e giocosità.
Era un omone dall’aria burbera, ma dall’animo di un bambino. Si scopre subito il suo spirito ludico assistendo ai due filmati sul Circo Calder che dal 18 marzo al 20 luglio scorsi ha aperto la mostra “Les années parisiennes, 1926-1933” al Centro George Pompidou, a Parigi, dove si è voluto compiere un’esposizione dedicata allo scultore statunitense più influente del ventesimo secolo.
Famoso per l'invenzione di grandi sculture di arte cinetica - chiamata appunto i mobiles – si dedicò anche alla pittura, alle litografie e alla progettazione di giocattoli.
Quando arriva nella capitale francese è il 1926 e C. ha 27 anni: è già un giovane pittore e illustratore satirico formatosi nelle scuole di Philadelphia e New York carico dell’iconografia del nuovo mondo, fatta di pellerossa, cavalli e treni a vapore. A Parigi, attraverso una ricerca estetica che lo vedrà in contatto con i protagonisti delle avanguardie del ‘900 – da Picasso a Mirò, da Man Ray a Mondrian - inventerà il drawing in space, un’audace declinazione della scultura moderna, disegnata nello spazio da linee di forza in grado di rappresentare oggetti verosimili e figure astratte, che lo renderà uno dei più grandi scultori del 1900.
I mobiles degli anni '30 sono il risultato logico di una ricerca imperniata su segno e movimento, forse riferibili a una ricerca dell’artista di tipo costruttivista.
Calder compie nei confronti del materiale industriale un’impresa di détournement di matrice situazionista – per cui si opera uno straniamento che modifica il modo di vedere oggetti comunemente conosciuti, strappandoli dal loro contesto abituale e inserendoli in una nuova e inconsueta relazione per avviare un processo di riflessione critica: si pensi ad esempio al collage e al montaggio.
Creerà, così – dopo il passaggio attraverso l’astrazione geometrica, le sfere e le ellissi, e poi le forme biomorfe e organiche - i grandi stabiles, le monumentali opere fisse in metallo verniciato destinate al paesaggio urbano che oggi possono essere ammirati in molti parchi francesi e non solo – si pensi al Teodelapio in acciaio verniciato realizzato per Spoleto nel 1962.
Animali di piccola taglia di metallo piegato, una rivista di sue illustrazioni, giocattoli colorati, i mobiles circensi, i cavalli e i leoni, gli acrobati: i primi lavori di Calder offrono una chiave di lettura per la sua arte, l'arte di un ispirato DIYer, l’arte del fai-da-te, di un mago che con materiali di base, spesso riciclati, e meccanismi primitivi – in pratica oggetti tenuti insieme da fili - crea scultura.
Si passa poi ai personaggi quotidiani ispirati dalla stampa, dallo sport, dal mondo dello spettacolo, ma riprodotti sempre con umorismo caricaturale.
Ed è proprio nel Circo che si riassume tutto l’universo di C.: luogo dove il movimento diventa performance, la scultura gesto, l’infanzia coscienza collettiva.

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