Mentre le vele flosce e
i fiocchi si gonfiavano al vento, la goletta si lanciò sulle onde; parve che
scuotesse il capo, come il cavallo che sente il morso, poi cominciò a fendere
l’acqua e a puntare dritto sulle scogliere. […] Tracciavano una curva a falce
di luna sulla superficie del mare, perdendosi in lontananza; spostai il
binocolo da un’estremità all’altra, osservandoli con grande attenzione. Poi
Loesche abbassò lo strumento. «Eccoli, i tuoi Silver Shoals» disse.
Il tenente Harry E.
Rieseberg ha dedicato tutta la sua vita al recupero di tesori sui fondali
oceanici. Racconta le sue incredibili avventure in questo memoir, che raccoglie le imprese di cui fu
protagonista tra il 1930 e il 1970. L’affascinante "diario di bordo"
delle sue spedizioni ci porta sulle orme dei grandi ricercatori del passato,
come quel Sir William Phips che convinse re Carlo II e alcuni nobili inglesi a
investire nella missione di recupero del tesoro contenuto nelle stive di
un’intera flotta spagnola, naufragata a cavallo tra XVI e XVII secolo al largo
delle Bahamas. Le carte della spedizione secentesca di Phips funzionarono come
mappa del tesoro per la ricerca di quella che veniva chiamata “la flotta
dell’argento” perché si occupava di portare in madrepatria i proventi delle colonie
e delle loro ricchissime miniere. Fu solo per sfortuna che quel particolare
tesoro sfuggì a Rieseberg: una tempesta lo privò della possibilità di
ricuperare il contenuto di uno dei relitti che pur era riuscito a raggiungere e
gli costò fratture multiple a una gamba.
Infatti, il nostro non
si limitò a diventare lo Schliemann dei mari: i fondali oceanici sono molto più
insidiosi degli scavi archeologici. All’interno dapprima di un semplice
scafandro di gomma, che a stento lo riparò dall’attacco di una piovra in una
delle sue prime spedizioni, poi di un
moderno robot atto allo scopo – brevettato da Eugene J. Romano – il nostro coraggioso cacciatore di tesori si
trovò faccia a faccia con ogni sorta di creatura sottomarina e insidia tecnica.
Tanti furono i recuperi riusciti, da un capo all’altro del mondo, tante le
leggende che si rivelarono inconsistenti, come quella del “Bottino di Lima”
nell’isola di Cocos. L’emozione di vedere per la prima volta un relitto e il
suo contenuto viene qui trasmessa con efficace entusiasmo: sembra di essere lì, con il coraggioso
palombaro, a due passi dal forziere che cambierà la nostra esistenza… Le foto,
come di consueto per i libri della collana Odoya Library, aiutano
l’immaginazione del lettore a contestualizzare queste grandi avventure, Tesori
negli abissi è corredato di mappe, foto
dei forzieri, volti dei protagonisti e perfino lo schema tecnico dello
scafandro articolato a doppia struttura sferica utilizzato per i recuperi. Gli
elementi per il grande racconto di mare ci sono tutti: storie di storici
naufragi, spedizioni millimetricamente organizzate, immersioni che portano
faccia a faccia con “mostri” marini e galvanizzanti momenti in cui il coraggio
viene ricompensato in metalli preziosi. Un saggio che da troppo tempo mancava
dalle librerie italiane.
Harry E. Rieseberg, dal
1930 al 1970, ha solcato i mari di tutto il mondo alla ricerca di tesori
sommersi, inseguendo leggende e resti di navi naufragate. Ha scritto decine di
libri e pubblicato migliaia di articoli sulle sue spedizioni subacquee
Nessun commento:
Posta un commento