Nei versi di Maria
Lenti vengono messi in causa corpo e mente, con forme e piani definiti, e con
l’ingaggio di strutture, materiali espressivi, identità e differenze che
competono, nel nostro caso, al lato sperimentale dell’autrice urbinate, che non
contrasta tuttavia con il coinvolgimento della biografia e di esperienze che
perforino la pelle delle cose anche le più empiriche, cogliendone i segni e
modulandoli nell’instabilità. Di qui un libro aperto che è però anche segreto e
clandestino. Un frutto coltivato nell’ombra, o al chiuso della propria
biografia, alimentato dalla tenerezza, dalla memoria; stimolato dalla coscienza
di una realtà difficile e problematica e dalla esiguità di strutture non
destinate a durare. Un libro che è testimonianza ma anche vissuto reale, una
sorta di aveu scritto ai piedi di un faro in cui non c’è luce ma dove ancora
sia possibile, anzi necessario, ricompitare l’esistenza attraverso sempre nuovi
percorsi di senso. (dalla postfazione di
Gualtiero De Santi)
Per voce (ed eco)
Un battito d’ala solo
un battito soltanto nel
trepestio
di sconti riscontri
rendiconti
un respiro
alito-vicinanza
gettare-tirare a riva
qualche rete
un girotondo capriccio
di bambini
un nero contingente da
giocare
sentirsi nel gioco
del desiderare e fare
sul pieno di un insieme
insieme che eravamo.
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