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martedì 17 marzo 2015

Vita di Pasolini, di Enzo Siciliano, prefazione di Angelo Romano (Rizzoli) - Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno, di Massimo Fini (Marsilio) - Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse, di Oriana Fallaci (Bur) - Roth scatenato. Uno scrittore e i suoi libri, di Claudia Pierpont Roth, traduzione di Anna Rusconi (Einaudi). Intervento di Nunzio Festa




Le vite degli altri, come decisamente la propria, se devono diventaria idea-libro oppure libro-idea, sono una pasta difficile da lavorare; tanto che, biografie e autobiografie son sempre supportate da supervisioni, letture e ri-letture altrui, consigli (esterni) ulteriori al minimo indispensabile. Prendiamo, per esempio, il volume "Vita di Pasolini", pubblicato in varie edizioni anche riviste/aggiornate, firmato dall'indimenticabile e già poco ricordato Enzo Siciliano. Potremmo aver letto tutti i libri di Pier Paolo Pasolini, ma se non entriamo nel racconto di Siciliano cominciare a trovare la formazione vera del poeta, scrittore, drammaturgo, regista e pittore sarà impossibile. Perché Pasolini fece una vita di letture, incontri, avventure, scelte, esperienze famigliari prima di tutto, ognuna delle quali a suo modo formativa. Dunque la vita di Pasolini, ammazzato nel pieno della sua attività lavorativa dunque intellettuale, fu un romanzo di formazione incompiuto. E la narrazione di Siciliano proprio questo restituisce. Ché deve raggiungere l'obiettivo, chiaramente raggiunto, di spiegare insieme 'dimensione' umana e intellettuale, statura intellettuale e postura morale del Pasolini. Quando una serie d'aneddoti, com'è forse giusto che sia in questo tipo di libri impegnativi da scrivere e in potenza difficoltosi da comprendere, ti porta per mano nel disvelamento di pagine come momenti storici dell'allora ancora Belpaese e di colui che fu coscienza critica perché grande provocatore e amatore della Penisola per eccellenza. Dandoci davvero tutto del maestro. Cos'era e da dove veniva, dove voleva andare la poesia di Pasolini? Quale fu il messaggio della sua narrativa, da scrittore e da cineasta? Quando, da quando e quanto riusciva a trovare perfino nella pittura un suo motivo? E sono soltanto alcuni degli interrogativi sviluppati da Enzo Siciliano. Se Enzo Siciliano, oltre a studiare e ricercare materiali, avesse snobbato l'idea di relazionarsi con altri figure importanti del mondo pasoliniano, il risultato sarebbe stato il contrario del capolavoro che di tanto in tanto dovremmo riprendere fra le mani. Bocca, Montanelli, Feltri, Martelli. Questi sono solamente alcuni dei personaggi incontrati e, ovvio, tratteggiati con cura e dimistichezza dal giornalista e scrittore Massimo Fini. Che con "Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno", viaggia nella sua memoria, nelle memorie di giornali, giornaliste e giornalisti, in episodi della politica italiana che hanno segnato almeno quattro decenni conducenti in questo nostro infelice futuro e futuro infelice. Il polemista Fini, infatti, con la sua lingua fatta di spudoratezza e disperazione esistenziale, spiega con tatto e buona volontà quel che la passione del giornalismo e il mestiere han dato a lui e ad altri grandi firme del Novecento. Davvero la vita fatta da una "marginalità". Da una condizione frutto d'una scelta e della scelta di tener la schiena dritta sempre, comunque e ovunque. Dal secondo Dopoguerra. Fino all'innovazione tecnologica galoppante. Passando dalla trasformazione di Milano, per esempio, che è rappresentativa di tutto il resto. Senza rinunciare a farci arrabbiare: tipo nel mentre Massimo Fini riferisce della sua infatuazione temporanea per la Lega. Da un progressista conservatore alla Pasolini, poi. Ma mai nella misura e con la forza d'un'altra grandissima, non a caso menzionata già da Fini, Oriana Fallaci. Che fa incazzare e riflettere coi suoi ragionamenti sul terrorismo islamico in "Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse". Praticamente una lettura obbligata. Uno studio indispensabile, che sa di biografia ma pure di discussione filosofica su alcuni dei temi fra i più seri. Fu l'ultimo libro pubblicato mentre ancora Fallaci lottava contro il Mostro che la uccise. Uscito in edicola col Corsera nel 2004, poi riproposto all'interno della Trilogia d'Oriana Fallaci, al suo interno contiene due passaggi fondamentali. Il primo che accenna a un incontro con Bin Laden. Il secondo, sicuramente più suggestivo ancora, dove Fallaci spaventa, avvisa, ammonisce parlando d'un'Europa divenuta per lei EurAsia. Che starebbe per esser lasciata tutta in mano, quindi, all'Islam. Si pensi al post-scriptum raffigurante addirittura l'Islam in forma di reincarnazione del biblico mostro a sette teste e dieci corna che sale minaccioso dal mare per distruggere il mondo. Ben prima della cronaca Isis. Non posso arrivare a dire che "Roth scatenato", di Claudia Roth Pierpont, sia stato per me come "Lamento di Portnoy" e la cosiddetta Trilogia americana di Philip Milton Roth. Epperò siam quasi lì. Nel senso che quest'immensa biografia di Pierpont, giornalista del New Yorker, è un saggio buono a illuminare il nostro Roth tramite Bellow, Updike eccetera eccetera; per la via stretta però sicura delle donne avute, degli amori, della famiglia in genere. Dell'ebraismo. Stando attenti, e l'autrice riesce nell'impresa, a dimostrare l'approccio da ateo tutt'altro che bigotto di Philip Roth alla religione e, sostanzialmente, alle tematiche anche dalla religione sfaccettate. La letteratura è Roth. Roth è la letteratura. Dato l'equilibro esatto, ci dice Claudia Pierpont attraversando tutte le sue opere e perfino scritti considerati minori, tra realtà e l'immaginazione che “dà una randellata in testa ai fatti, gli taglia la gola e poi, a mani nude, li sventra”. Solamente un assunto mi permetterei di contraddire, un concetto a mio avviso d'altronde ribaltato dalla stessa Claudia P. Roth. Seppur vediamo un Philip Roth divertente e attento con gli amici, quando Claudia Roth dice che la bio dello scrittore smentisce la da lui adorata massima di Flaubert "Nella tua vita sii regolare e ordinato come un borghese, così da poter esser violento e originale nella tua opera", trovo invece una perfetta corrispondenza. Roth, per dire, scriveva quotidianamente e per tante ore al giorno, "regolare e ordinato come un borghese". Ma è "violento e originale" nella sua vita che è un'opera al pari dei suoi grandi romanzi. Fra i passaggi che ho maggiormente apprezzato, la parte nella quale si racconta il rapporto diretto fra il maestro Roth e la Praga dell'Est Europa degli scrittori che vivevano prima della Rivoluzione.

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