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lunedì 15 aprile 2013

Dancalia. Camminando sul fondo di un mare scomparso di Andrea Semplici (Terre di Mezzo). Intervento di Nunzio Festa



Il nuovo viaggio del "lucano" Semplici. Premesso che in realtà il giornalista e fotografo Andrea Semplici appartiene anagraficamente, per così dire, al capoluogo della Toscana, e quindi non alla Lucania dei boschi e del terziario che con la Fiat ha sostituito pezzi importanti dell'agricoltura, diciamo che "Dancalia. Camminando sul fondo di un mare scomparso", ultimo libro edito presso Terre di Mezzo, un po' comunque alla Basilicata appartiene. In quanto, in definitiva, prima che l'autore tornare a vedere la Dancalia, ovvero rimettesse anima e corpo nel nuovo peso, moderno assai e turistico persino, della lontana e davvero geograficamente marginale terra conficcata in uno sprofondo fra Etiopia ed Eritrea, il viaggiatore ha dimorato diversi mesi a Matera; ma eleggendo anche la città dei Sassi, oltre che come possibile domicilio pure a venire, punto di transito verso piccole marginalita nostre: da Castelmezzano a Pomarico, per dire. A scoprire, insomma, più usi e costumi. In un poco di tradizioni ancora in vita delle terre lucane. Semplici di libri di viaggio comunque ne ha scritti molti. E, per esser più puntuali possibile, dobbiamo aggiungere che "Dancalia" nasce soprattutto da viaggi dadati dell'esploratore fiorentino, che, tra le altre cose, dirige la rivista online Erodoto108. Legato idealmente a Kapuściński, Andrea Semplici ha visitato e vissuto, seppur solitamente per tempi non lunghissimi, in tante luoghi del vasto mondo. Da Cuba, per fare un piccolo esempio, alla Dancalia che adesso troviamo nella pagine pubblicate. Per Semplici, preme dire, e lo ricordiamo a leggere e parlare delle storie di transiti nel Pianeta a Matera e nella sua provincia, gli spostamenti sono sempre incontri. Coi luoghi. Con le persone. Dove la storia e le origini sono, appunto, tanto quelle delle lande vere e proprie quanto quelle dei popoli che fanno vita e morte nelle loro patria. Tra, per aggiungere solamente postille forse banali, rivoluzioni e sofferenze. La Dancalia, ricorda oggi l'apolide Semplici, è un deserto di sale che fa da calamita agli uccelli: uccidendoli. La Dancalia, sottolineerà Andrea Semplici con la sua scrittura odorosa di contatto con immagini e realtà diverse, è rocce che t'attirano coi loro psichedelici colori, e poi ti porta nella sabbie morte. Sarai fortunato, insomma, a trovare "la locanda di Madame Kiki" (approdo spuntato quasi in forma di miraggio - ai bordi del deserto).  "Ma la Dancalia è degli afar - si preoccuperà di spiegare appunto l'autore -, un popolo enigmatico e 'feroce' (così dicono cronisti e studiosi), che schiude la propria straordinaria umanità solo a chi, mettendo da parte gli stereotipi sull'Africa, sa stare 'fianco a fianco con la diversità'. Volti e scenari da scoprire oggi, prima che il turismo e le multinazionali minerarie stravolgano definitivamente la bellezza desolata di queste terre e dei loro abitanti". Perché il processo è in atto. Ché, sappiam bene noi, dove gli spazi sembrano o sono veramente incontaminati, si tratti della Dancalia dei fuochi infernali come del Pollino degli alberi in resistenza, gli appetiti e il consumo si fanno proposta indecente. Oppure addirittura presa d'assalto. 

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