giovedì 24 maggio 2012

Atti naturali, di Pier Damiano Ori con nota critica di Alberto Bretoni (Carta Bianca). Intervento di Nunzio Festa


La collezione bianca un po' einaudiana di Carta Bianca, giovanissima e coraggiosa casa editrice della provincia bolognese, egregiamente presentata e rappresentata dal poeta Stefano Massari, è una di quei contenitori di piccole gioie che mai ci stancheremo d'osannare e della quale mai finiremo di cantarne le lodi. (L'avevamo già fatto in un certo senso leggendo qualche tempo fa - fine 2010 - la Paola Turroni di "Il mondo è vedovo"). "La cronaca è un albero che sgocciola / Un miliardo di liquido niente. / Mi bagno lì sotto, come fossi placido, / accolgo la pioggia vegetale / sapendo che è senza tempo, ma di breve / durata, nel mondo mortale". (...) Questo tassello della sezione "Scuola di respiro", del volumetto "Atti impuri" del poeta e narratore di Bologna Pier Damiano Ori possiamo assurgerlo a modello stilistico e forse persino contenutistico dell'intero libretto, ultima pubblicazione delle edizioni Carta Bianca. Perché Ori poi aggiungerà più avanti, in apertura di "Esortazioni": "Allora, guarda, / io prendo questo / fazzoletto di marmo / e ti dico che è un'ipotesi / astrusa. / Cose così non esistono / se non nel gioco / delle parole. / Il discorso non è il mondo / e il racconto / è un'altra cosa." E saremmo sciocchi a un farci aiutare dalla dotta e permalosa nota accompagnatoria al testo vergata dal poeta e critico Bertoni; dove Albero Bertoni, per esser chiari e sinceri fino al midollo, però ci renderà d'un lirismo che "(...) muove da un punto di vista cinico e disilluso, come è proprio di ogni moralista che si rispetti, ma è sempre pronto - a ogni nuova piega o curva del suo dettato - ad accendersi di pietas e soprattutto a rilevare che l'arte e la bellezza hanno ancora moltissimo da dare e da dire, entro la realtà contemporanea. (...)". Mettendo mani a un microscopio appuntito, appuntito con la puntina dei giradischi più vintage Ori immerge la vista nel carattere del popolo non più sovrano. E non dimentica di considerare che peso pesante hanno oggi gli oggetti, più che i soggetti, nelle intenzioni e nelle constatazioni persino vitalissime e più che valide del genere umano. Se Pier Damiano Ori vede una tenda che da sola vuole posizionarsi nella lavatrice del lavaggio, fatta questa osservazione sensoriale il poeta Ori trova un muro che non può non soppesare alla maniera dei solidi marmi. Nella sostanza filante delle beatitudine cautamente, sommessamente e quasi sottovoce invocata P. D. Ori trova le bellezze che dovrebbero selezionare un miglioramento al futuro. Purtroppo, comunque, siamo tutti qui e ora.   

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