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giovedì 3 febbraio 2011

Canto d'anima amante di Alessandra Peluso (Luca Pensa editore). Intervento di Vito Antonio Conte




Luca Pensa Editore continua a pubblicare libri di poesia e lo fa (soprattutto) nella (ormai “storica”...) Collana “Graffiti”. L'ultima raccolta di versi è quella di Alessandra Peluso, giovane salentina laureata in filosofia, ricercatrice presso l'Università del Salento (collabora a un progetto di Bioetica dei Diritti Umani), dal titolo eloquente: “Canto d'anima amante”. Trenta componimenti nei quali l'Autrice svela il suo sentire e vivere in questa Terra. Sentire sinestetico che la porta a un continuo conflitto tra istinto e ragione. Vivere che non è come vorrebbe e che l'affligge con incessanti interrogativi su questa vita e la sua negazione. Sentire e vivere che sono alimentati da un'unica speranza chiamat a amore. I suoi versi nascono da una profonda inquietudine, quella di chi sa: che la barbarie avanza ogni giorno in ogni spazio dell'umano vivere, che studio e titoli non garantiscono l'ingresso al mondo del lavoro, che la precarietà è una condizione sempre più stabile, che ogni esperienza fatta con dignità non evita di vedere calpestata la propria, che ogni energia non cambierà il mondo e comunque non smette di provarci. Alessandra Peluso, liberando una parte di sé in una manciata di versi, ha disvelato il suo mondo. Tutt'intero. Questo è il miracolo della poesia. Questo è il dramma della scrittura poetica. In questa sua raccolta d'esordio, Alessandra Peluso si è spogliata davanti al mondo, rivelando il suo mondo. Un mondo interiore ch'è antagonista del mondo di fuori. Di quel mondo dove non c'è allegria e bellezza. Di quel mondo al quale lei vuol donare allegria e bellezza. Di quel mondo dove lei cer ca disperatamente allegria e bellezza. Da qui il suo vivere discratico, quasi schizoide, che contiene la condizione di chi non può che vivere in contraddizione, con insofferenza e intolleranza. Ché il mondo di fuori non gli appartiene. Vi sono versi in cui emerge una triste rassegnazione, ai limiti del nichilismo, per una realtà ch'è utopistico credere di poter cambiare. Rintanarsi in se stessa sembra l'unico rifugio, nell'impossibilità di stabilire rapporti scevri da qualsivoglia sovrastruttura creata e imposta da pochi in nome dell'ultima divinità pagana del nostro tempo: il dio danaro. Quello per cui vali qualcosa esclusivamente se puoi essere motivo di profitto per l'altro. Con la conseguenza che non vi è più alcuna “purezza” per cui valga la pena “spendere” la vita. L'esistenza, così, ha un senso soltanto in attesa della morte... Una visione questa, però, solo apparentemente pessimistica. Ché, invero, consente di guardare oltre la quotidiana eterna corsa verso l'effimero, l'inutile e il superfluo, cercando quella dimensione spirituale capace di ri-umanizzare l'esistenza: ossia il rapporto con sé e con l'altro da sé. Liberandosi da regole e pseudo valori per dare senso al proprio camminare tra gli altri. La formazione di Alessandra Peluso, come cennato, è filosofica e questo -a parere di chi scrive- l'ha fottuta e l'ha salvata. Kant, Cartesio, Pascal, Spengler, Hegel, Sartre, Simmel, Kierkeegard... tutti hanno insegnato qualcosa a Alessandra Peluso... nessuno le ha dato alcuna certezza... ma nell'incertezza, distante anni luce dagli spot da cui siamo bombardati quotidianamente, la filosofia le ha insegnato una cosa di cui ognuno dovrebbe prendere buona nota: porsi delle domande, guardare alla vita criticamente, ragionare! Ché in ciò risiede la chiave per imparare a conoscere se stessi e il mondo d'intorno. Ché soltanto così si può ri-trovare il proprio sé e non confondersi col modello di uomo ch'è più facile trovare girando per le strade di queste “lande tristi e noiose”, quello che “vive di moralismi, espedienti, menzogne per saziare la sua sete di potere”. Questo processo di conoscenza passa attraverso la conquista e la pratica della libertà, ch'è riuscire a affermare il proprio essere nel rispetto di quello altrui. Costruendo, giorno dopo giorno, la propria vita, ch'è una, diversa da tutte le altre, ma con queste va messa in relazione, in un modo qualunque. Ognuno deve trovare il suo. Alessandra Peluso sta cercando il proprio modo e, tra le tante domande disseminate sul suo percorso esistenziale, tra dubbi e risposte mancate e/o inadeguate, emerge una possibilità: “Se la vita può essere una possibile filosofia, la filosofia potrebbe essere una possibile poesia... Poetar e è vivere, escogitare un modo per estraniarsi, per sopraelevarsi da un mondo non tuo, per vivere nel tuo mondo fatto di passioni, sensazioni intense che stravolgono l’essere e ti conducono ad esprimerti senza paure, senza false speranze o aspettative... Amare è poesia... La poesia è una sublime via di espressione per comunicare, comunicarsi. La poesia è un modo per esprimere se stessi senza regole, nè compromessi, dando libero sfogo al proprio istinto, sopprimendo la ragione cosicchè possano elevarsi pensieri dionisiaci, musiche armoniose che suonano come melodie agli orecchi dell’anima o contrastanti, stridenti, pur sempre suoni. In questo danzare, echeggiano le parole come battiti del cuore, come gemiti, come grida di piacere e dolore che devi saper ascoltare e suonare come la ninfa la sua cetra. Così poetando ascolti te stesso, ascolti l’amore, la passione, ascolti e comunichi il tuo nuovo amore: ti sconvolg e, travolge, coinvolge. E’ folle questo amore ma va vissuto, scelto consapevolmente, come se lì qualcuno lo avesse messo a disposizione ed immediatamente preso, catturato...”. La filosofia ha fottuto Alessandra Peluso: troppe domande, troppi pensieri, ogni attimo guardato attraverso la lente della ragione, sì da vedere il mondo siccome è: rivoltante per come ridotto da pochi uomini. La filosofia ha salvato Alessandra Peluso: le ha consentito di vederlo il mondo e, tra i vari modi possibili, di guardare agli altri con gli occhi della poesia. Non a caso, segnalo il pezzo (privo di titolo, come tutti gli altri) contrassegnato dal n. XXIII: “all'improvviso un'emozione / e come acqua e un fiore smorto / la mia anima è rinata / risvegliata dalla voce sua / donando nuovo vigore ai giorni / un senso di pura follia / un pazzo pensiero / tra pensieri senza traccia / così all'improvviso / un attimo / durato un meriggio intero”. Ché per Alessandra Peluso la poesia è amare, amare è donarsi... ché altra vita non c'è.

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