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martedì 15 giugno 2010

Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio (Rizzoli, collana "La Scala"). Intervento di Vito Antonio Conte





















Ancora un suo libro. Non so perché non me ne perdo uno. Sarà che la sua scrittura scivola come onda. O forse che mi ritrovo. Come un ritorno. Dopo un lungo viaggio. La partenza obliata. Forse è proprio come andare. Ignorando, ogni volta, la meta. O per le ragioni che già ho scritto in altri interventi. Forse una ragione non c'è. Ora che ne scrivo, potrebbe essere un luogo. Una stagione. Un volto. Una presenza. Che fa male. Come una tristezza. Un'assenza. Che segna il vuoto. Come di malinconia. Una canzone, forse. Che riassume tutto. Senza dire niente. Di certo c'è che “Non esiste saggezza” in questo stare. No, “Non esiste saggezza” se tutto continua a ripetersi con ogni maledetto errore, se il tempo non muta chi abita questo spazio, se la stoltezza umana ignora la poesia e fabbrica ignoranza, se bisogna -tutte le volte- dimenticare tutto per ricominciare... “Non esiste saggezza” è l'ultimo libro di Gianrico Carofiglio (Rizzoli Edizioni, Collana “La Scala”, pagine 145, € 14,00, maggio 2010) e raccoglie dieci racconti già diversamente pubblicati dal 1991 al 2008. Dell'ultimo racconto, “La doppia vita di Natalia Blum”, avevo visto (il 9.4.2010 su RAI DUE) la trasposizione in pellicola: un bel film, intrigante e avvincente, diretto da Anna Negri, con Emilio Solfrizzi (nei panni dell'editor di una famosa casa editrice...) e Anita Caprioli (scrittrice all'esordio...), interamente ambientato e girato a Bari (realizzato col contributo dell'Apulia Film Commission). Anche “Giulia” mi ricorda un film che ho visto qualche tempo fa, ma non ricordo null'altro... Tra gli altri racconti, tutti meritevoli di attenzione, m'è piaciuto moltissimo “Intervista a Tex Willer”, fantastico dialogo con l'eroe di Bonelli tra l'esilarante e il più vero del vero (fantastico, appunto). Una nota a parte merita “Città”, denso di poesia purissima, “racconto ispirato a un fatto realmente accaduto su un aereo, da qualche parte del mondo, nella primavera del 1996”. Rimanda alle atmosfere della saga dell'avvocato Guerrieri, invece, “Il paradossso del poliziotto”, narrato anche questo nella forma della para-intervista di un aspirante scrittore a un poliziotto, tutto giocato sul dialogo, con pause che dicono molto. Come -spesso- soltanto il silenzio può. Del primo racconto, che dà il titolo al libro, conservo ogni parola e, in particolare: “Il nostro sacro mestiere / esiste da millenni. / Con lui al mondo non occorre luce: / ma nessun poeta ha detto ancora / che la saggezza non esiste, / che non esiste la vecchiezza, / e forse nemmeno la morte.”, versi che non lasciano scampo. E che non ammettono altre parole. Qualche errore ancora, sì! Ché, per fortuna, “Non esiste saggezza”.

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