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mercoledì 2 giugno 2010

Le figlie del libro perduto di Katherine Howe (Salani)



















Sapete cosa è successo a Salem? Vi rinfresco la memoria. Siamo nel 1692, l’anno in cui cominciarono una serie di persecuzioni, nei confronti di donne accusate di stregoneria. Persecuzioni localizzate geograficamente nel New England e nello specifico nel villaggio di Salem, oggi di pertinenza della città di Danvers. In fatto di cifre se non ricordo male, i condannati alla pena capitale furono 55 uomini e donne, 150 detenuti solo sulla base di sospetti, nel totale circa 200 persone accusate di stregoneria. Le incriminazioni di stregoneria dilagarono in pochi mesi nei comuni circostanti. Questo il “back stage” del libro di Katherine Howe dal titolo “Le figlie del libro perduto” edito in Italia da Salani, talentuosa scrittrice di oggi, laureata ad Harvard e soprattutto secondo quanto sostengono le voci più accreditate, diretta discendente di Elizabeth Howe e Elizabeth Proctor, due donne bruciate per stregoneria. In fatto di stregoneria la Howe ne sa una sicuramente più del diavolo! La protagonista delle pagine di questo libro, Connie Goodwin, neo-ricercatrice all'Università di Harvard, studia da tempo il caso Salem. Mentre si trova durante l’estate a risolvere le ultime questioni circa la vendita della vecchia casa di famiglia (in verità sente questa incombenza come un peso) scopre una serie di singolari e bizzarre “cose preziose”, tra cui una Bibbia contenente una chiave e dalla quale cade un biglietto roso dal tempo e dalla sporcizia con sopra scritto un nome: Deliverance Dune. Un nome legato sinistramente ai processi su cui Connie sta investigando, alla sua famiglia, a un segreto custodito attraverso gli anni da generazioni di donne. Un segreto che ha le sembianze di un libro, un grimorio proibito: il “Libro delle Ombre”, i cui contenuti più insignificanti, rischierebbero di distruggere il mondo da noi conosciuto. Ma Connie, mentre cerca di risolvere gli enigmi legati a quella casa e a tutto ciò che gli ruota attorno, non sa che si trova in pericolo poiché qualcun altro vuole impossessarsi di quel libro, per scopi oscuri e balsfemi. Ritengo che sia davvero un bel lavoro, anche se a tratti la lettura risulta lenta, ma penso sia una peculiarità del genere. In verità la scrittura della Howe, ha creato un ibrido splendido per cui non so se definirlo un romanzo gotico, fantasy, horror etc, etc. Inoltre pregio immenso di “Le figlie del libro perduto” è la capacità di resa dei luoghi e dei visi che animano le pagine di quest’opera, che lasciano un senso di appetito nel lettore che ne vorrebbe molto, molto di più!

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