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domenica 6 giugno 2010

Il libro del giorno: Perchè siamo infelici a cura di Paolo Crepet (Einaudi)




















Le abbiamo dato nel corso dei secoli i nomi più diversi: malinconia, depressione, angoscia, pena, tristezza... Abbiamo tentato di esorcizzarla, di conviverci, di narcotizzarla, di addomesticarla o di farne una malattia da curare. Alcuni sono riusciti a farne la compagna di una vita, altri sono usciti sconfitti nel tentativo di negarla, altri ancora sono in cerca di consolazione. L'infelicità abita da sempre nel cuore dell'essere umano. La sua cura è stata affidata nei secoli alla religione, alla famiglia, ai manicomi, all'arte. Mai però come in questi anni la farmacologia è stata cosi invadente nel tentativo di appropriarsene per neutralizzarla. E il concetto di infelicità si è allargato a dismisura al punto da farci sentire come patologica ogni lacuna nelle nostre prestazioni. Ma siamo certi che l'infelicità sia una malattia? In questo libro non ci sono né ricette né rimedi. Ma un tentativo di rimettere la parola e l'ascolto al centro del discorso. E di restituire dignità a una condizione umana.

2 commenti:

  1. L'ho comperato e lo sto leggendo, ma purtroppo ho già notato una cosa importante. Se desidero fare una ricerca sull'infelicità di un qualche valore scientifico o filosofico, per prima cosa dovrei trovare ed esporre una definizione condivisa dell'infelicità, in modo da parlare tutti quanti della stessa cosa. Ciò sarebbe cosa necessaria in qualunque discussione filosofica o scientifica. Partire da un qualsiasi punto per arrivare magari ad un altro. Qualunque siano questi punti. Magari contestare la definizione esposta per arrivare ad una altra, magari non condivisa. Questo non viene fatto e quindi ciascuno degli autori parla a ruota libera di ciò che gli sembra sia l'infelicità senza mettere un minimo punto fermo o, peggio, confondendo le idee al lettore solo per dimostrare, magari in buona fede, la propria abilità alla conversazione filosofica o scientifica (pseudo).

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  2. Ho letto il libro ma non sono d'accordo su una cosa: l'infelicità è sempre esistita, ma non è vero che non è cambiato niente. Infatti oggi tutto genera infelicità, il mondo sembra non sapere fare altro che spandere infelicità: il lavoro che non c'è, la difficoltà di andare avanti, l'incomunicabilità anche con i propri cari, l'annientamento della famiglia e dei valori tradizionali, il dio denaro posto al centro di tutto, la cancellazione di ogni vivere civile che non sia do ut des, l'avvelenamento dell'ambiente e di noi stessi. Non è vero che è sempre stato così. Oggi l'essere umano ha perso ogni rotta, ogni orientamento, siamo diventati polli da batteria, che devono vincere sempre, traviati da un mondo virtuale e alienante. Non siamo stati concepiti per vivere in questo modo assurdo: ecco perchè ormai dilaga nel mondo l'infelicita. la cocaina ed ogni tipo di droghe spopolano per questo. abbiamo perso ogni senso della vita vera. Bisognerebbe azzerare tutto e ricominciare da una vita completamente opposta nei valori e negli obiettivi. Ma chi ha la forza di un tale stravolgimento?ed è possibile oggi vivere in questa società senza uniformarsi a questa follia collettiva? Fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti. MARCO.

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