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giovedì 15 aprile 2010

Zombi blues di Stanley Péan. (Marco Tropea Editore, collana Fuorionda)

Se volete saperne di più su Stanley Péan, potete andare a visitare il suo sito all’indirizzo www.stanleypean.com. Vive in Canada e per vivere fa il giornalista: ma è anche molto, molto di più. Oltre a essere uno scrittore multiforme, caleidoscopico direi, amante della musica jazz, e speaker radiofonico, è caporedattore della rivista “Le libraire” e presidente dell'Unione degli scrittori del Quebec. Ora per i tipi di Marco Tropea editore nel nostro paese, esce “Zombi blues” romanzo di transito e trance, in bilico tra due universi etno-culturali a cui appartiene l’autore, ovvero quello del vudù e del makute, le vicende socio-politiche dell’isola, e quello dell’amore per il proibito, un vero e proprio viaggio inferico e lubrico nell’eros, dove si meticciano costantemente musica e parole che tolgono il fiato, per ogni capitolo di questo libro. Non so se definirlo o meno un noir, forse perché si tratta di un lavoro di laboratorio scritturale (nel senso più positivo del termine) talmente uscito bene da sfuggire alle definizioni, almeno per quel che mi riguarda: già perché non solo questo lavoro ha un’anima nera, ma ha anche forti tonalità “rouge pulp” e marcati elementi horror. Siamo a Port-au-Prince, al collasso a causa della dittatura spietata di Jean Claude Duvalier, alias Papa Doc. Una donna haitiana muore in circostanze misteriose davanti ad una coppia di canadesi. I due prendono dalle braccia della donna un neonato, che cresceranno a Montreal, insieme alla figlia Laura. Dopo poco più di trent'anni da quell’evento, Gabriel, trombettista jazz haitiano, vuole rompere con il suo passato, abbandonandosi ad una deriva alcolica, un po’ decadente ma in fondo molto radical-chic. Il ritorno in Quebec per una tournée non fa altro che peggiorare le cose, e la patologica complicità con Laura diviene qualcosa di terribilmente sinistro, frutto di suggestioni che provengono da sinistri deliri sonori e visioni grottesche di morte. E la musica, non ha alcunché di liberatorio nelle vicende narrate, tutt’altro: essa rappresenta uno strumento del Male per imprigionare le anime e renderle sottomesse al potere delle tenebre. Il ritmo incalzante della scrittura di Péan, si fa pagina dopo pagina sempre più soffocante, quasi che il lettore riuscisse a sentire il risveglio dei morti che riaffiorano dalla terra, mentre prendono vita scene angoscianti di massacri, saccheggi, urla, terrore. Una sensazione che forse solo chi ha vissuto sulla propria pelle il terremoto di Haiti, può raccontare. Ad ogni modo Zombi Blues è un romanzo che fa scendere il lettore in un mondo popolato da “incubi e succubi”dove ogni cosa è ossessione, febbre, e soprattutto imprevedibilità. Lo consiglio caldamente, e ovviamente da auto-sommnistrarsi con cautela.

1 commento:

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