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martedì 2 marzo 2010

“La ragazza dai piedi di vetro” di Ali Shaw (Fazi editore)

Chi dice che la letteratura fantastica sia un genere per pochi intimi, e che addirittura le case editrici abbiano una sorta di pudore nel dire che si tratti di un libro fantasy o di fantascienza a me sembra piuttosto limitante. Infatti vi è una ricca fetta di mercato editoriale (includente i due generi letterari) che dimostra una verità incontrovertibile: non siamo dinanzi a un fenomeno da nicchia. Ho appena finito di leggere una gran bella storia fantastica, un esordio per la precisione, quello di Ali Shaw edito in Italia da Fazi con il titolo “La ragazza dai piedi di vetro”, mentre in alcuni paese del mondo come negli U.S.A., Svezia, Finlandia, Spagna, Israele, Polonia, Corea, Turchia e Indonesia ci si sta già attrezzando per editarlo. Il fatto che sia stato finalista in prestigiosi premi letterari internazionali, non vuol dire nulla ( opera segnalata dunque al Guardian First Book Award 2009 e al Costa First Novel Award 2009), dal momento che sono convinto che sarà sempre più necessario fare attenzione alla qualità delle cose, anziché alle “medagliette” di turno. La storia: fatti insoliti accadono nell’arcipelago un po’ “fuori mano” di St. Hauda Land dove il bizzarro la fa da padrone, tanto che mentre si leggono le straordinarie descrizioni di flora e fauna locali, viene subito in mente il paesaggio eco-metafisico alla “Avatar”. Una bellissima storia d’amore, magica e insolita tra due giovani: Midas Crook ha vissuto tutta la sua vita su un’isola come un vero e proprio lupo solitario; Ida una ragazza fragile e indifesa che si sta trasmutando in vetro. La loro è una storia d’amore che lotta contro il tempo, e contro una folta schiera di presagi certamente non ben auguranti che come nugoli di nubi minacciose si addensano sulla vita e il destino di Ida. Ora sono personalmente un po’ scettico quando vedo operazioni editoriali come quella di “invitare” l’ipotetico lettore del romanzo a cimentarsi in prove di studi fotografici ispirandosi vuoi esplicitamente vuoi implicitamente ai contenuti del libro, perché mi viene in mente che non valga la pena spendere quei “diciottoeuroecinquanta”, che in periodi di crisi dicono tanto. Ma mi sono sbagliato sia perché il sign. Ali Shaw, nato nel 1982 a Lancaster, Inghilterra e che ha studiato letteratura inglese a Cambridge ha stoffa da vendere, sia perché Lucia Olivieri che l’ha tradotto è stata veramente una grande. Un libro che vale la pena tenere in biblioteca e che poi sia la metafora della precarietà della vita o meno, poco importa, perché quando un libro sa emozionare significa che è grande letteratura!

2 commenti:

  1. Io lo sto leggendo ora questo libro e concordo con te su tutto....è davvero molto belllo!

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  2. Ho letto il libro tutto d'un fiato...e alla fine ho anche pianto!!! Fa emozionare .....,.

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