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giovedì 25 febbraio 2010

Tutta mio padre, di Rosa Matteucci, Bompiani (Milano, 2010). Intervento di Nunzio Festa


Roro è ormai donna. Ha superato tanto. Troppo. Difficoltà nate soprattutto con la decadenza economica della famiglia. Ma è comprensibile quanto la protagonista di “Tutta mio padre” sia stata comunque perseguitata, in molti sensi, dalle stessi origini patrizie. La protagonista del nuovo romanzo della talentuosa Matteucci, Rosa, appunto, narra di lei e dei Suoi. Ma adesso che la famiglia è finita. Tutta. In una specie di dialogo con un'altra persona. E questo è testimoniato più esattamente nel finale. L’ambientazione principale dell’opera è la terra umbra, in particolare un pezzettino d’Orvieto. Dove s’insegue ancora il sogno sonoro della nobiltà. Con strascichi che invadono il futuro della più giovane di casa; quella che si deve sbrigare a crescere: sacrificarsi. Nonostante sia in pratica il soggetto più amato. Se pur per il tramite d’una forma d’amore non sempre dimostrata e alquanto ‘originale’. La scrittrice cesella scene e spiega tormenti ricorrendo a una cadenza che aggiunga a tratti somatici del passato il viaggio d’una lingua moderna cosparsa da termini ultra moderni, francesismi e altri delicati accorgimenti. Nonostante una normalità molto gradevole del tono. Rosa Matteucci inventa una trama a metà fra le pazzie di Gaetano Cappelli e il ricorso alla narrazione di Andrea Vitali. Matteucci, dunque, si conferma narratrice di razza, come direbbero quindi i puro sangue della critica e della lettura. Indubbiamente, nella maggior parte degli spazi la Matteucci fa scoprire a lettrice e lettore i segni del pensiero, ovvero (puntatina che farebbe l’autrice stessa) s’interessa di quella che abbiamo imparato con la dizione corrente di ‘psicologia dei personaggi’. L’unico nota negativa, se così è lecito puntualizzare, risiede nell’accanimento a tenere troppo lontani dalle angolazioni varie il temperamento dell’agone politico e del verbo sociale. Perché nei pezzi dove anche questo aspetto non è snobbato, si ricevono una serie di fratture utili allo stesso tempo a inquadrare le movimentazioni dei settori civili. Indubbiamente, le fasi di maggior valore sono rintracciabili nel rapporto fra i membri del ‘clan’ famigliare con il resto del mondo. Oltre alla bella invenzione del quanto. Rosa Matteucci con “Tutta mio padre” scrive pagine narrative che giocano con il pensiero dello svago agganciato ai fervori di tempi che cambiano per tutti, o quasi.


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