Cerca nel blog

mercoledì 24 febbraio 2010

L’oscurità e la luce di Mayumi Hattori (Controluce edizioni). Intervento di Luisa Ruggio


Ci sono romanzi bellissimi che restano a lungo - involontariamente - segreti, vivono una vita propria, invisibile, scavano un percorso parallelo a quello dei titoli urlati, sovraesposti.
E’ difficile per questi libri uscire dal buio dell’anonimato, trovare il pubblico che meritano, avere fortuna.

E’ il caso del romanzo di Mayumi Hattori, la scrittrice giapponese scomparsa nel 2007 e praticamente sconosciuta in Italia, “salvata” dalla casa editrice Controluce che ha pubblicato“L’oscurità e la luce“, (Pagine 216, ISBN:978-88-6280-010-5 euro 15,00) un romanzo la cui potenza è resa perfettamente grazie alla traduzione di Daniela Guarino. Mayumi Hattori ha regalato ai lettori che sapranno cercare “L’oscurità e la luce“, un romanzo magnetico, polare, che costruisce con semplicità - pagina dopo pagina - il gioioso piacere di leggerlo vivendo nella propria mente una straordinaria rivoluzione percettiva, man mano che la storia si impone attraverso la dimensione del narrare. Il romanzo è il flashback di una bambina cieca, Reia, confinata in un mondo minimo - come la torre inaccessibile di Rapunzel - con il padre, un re spodestato che insieme all’inquietante guardiana Dafne e al cane Dark costituisce il suo unico contatto con il mondo. Un mondo trasfigurato dalla letteratura, dalla musica, gli odori e l’arte che scandiscono le stagioni dell’infanzia e l’adolescenza di Reia fino a restituirle un altro tipo di sguardo, delicato e profondo, che sposta anche il punto di vista del lettore trascinandolo, quasi eroticamente e senza i soliti trucchi, nella sfera del sogno e della proiezione, attualizzando il mito di Tiresia di cui scrisse anche Ovidio nelle Metamorfosi ( l’indovino reso cieco dalla dea Era per aver svelato - dopo essere stato tramutato in femmina per sette anni - che la donna prova un piacere sessuale maggiore a quello dell’uomo) e tenendo testa al carismatico “Demian” di Hermann Hesse, il capolavoro dal quale fa capolino Abraxas, il Dio demone della Gnosis. La quarta di copertina, cautamente, non svela i colpi di scena e i tanti livelli di lettura di questo romanzo-pozzo, “Konc yami to hikari” il titolo originale dell’opera che rimarca la transessualità del linguaggio senza mai abusarne e, anzi, con la leggerezza tipica dei film d’animazione di Hayao Miyazaki e i thriller psicologici di Hitchcock, David Lynch e, per la qualità ambigua delle atmosfere emotive fa pensare a “La moglie del soldato” di Neil Jordan.

In un mercato editoriale saturo di adolescenti che raccontano la perdita dell’innocenza, “L’oscurità e la luce” di Mayumi Hattori traccia il percorso inverso, la conquista dell’innocenza e la tensione sessuale, magistralmente sospesa, tra Reia e il suo mentore padre-sovrano che ricordano un’altra strana coppia magica, raccontata da Luc Besson nel film “Léon“, la ragazzina Mathilda e il sicario che la adotta dopo aver assistito all’assassinio dei suoi genitori. Non si può parlare fino in fondo di questo libro senza rivelare troppo della sua trama mozzafiato, bisogna dire che non è una storia staccata dal quotidiano. Leggendola viene in mente il romanzesco e la psicanalisi che si annidano in tanta cronaca contemporanea, un’osmosi che sembra la conseguenza naturale di un’eredità gotica, basti pensare al caso in dubbio di Sindrome di Stoccolma di Natascha Kampusch, la ragazza austriaca che nel 2006 diventò popolare dopo essere fuggita dal rapitore che l’aveva fatta letteralmente sparire nel 1998, la Kampusch dichiarò che se lo avesse voluto si sarebbe liberata prima. Mayumi Hattori trae in inganno, con una sincerità totale, anche il lettore più lungimirante, seducendolo con la poesia involontaria dei colori, un prisma dal quale i bambini si lasciano attraversare fino in fondo per stupore. Il libro sa anche tacere, la scrittura si ferma in tempo e lascia spazio alla musica di Glenn Gould quando si tratta di raccontare come funziona l’educazione sentimentale di un sognatore o di un idiota nel senso caro a Dostojevski che la Hattori doveva amare molto insieme a Botticelli, William Byrd e favole-chiave come Barbablù e Raperonzolo sottratte all’alluvione dei generi e portate con nochalance a bordo di questo romanzo-Arca che segue alle numerose raccolte di racconti mistery firmate da Hattori. Il piacere che si prova leggendo questo libro che si compone di due parti, proprio come l’oscurità e la luce, il bene e il male, il femminile e il maschile, è una promessa mantenuta fino all’ultima parola. Non è un piacere casuale, deriva dal sentire la facilità di una scrittura che scorre come sale l’ebbrezza alcolica, senza resistenze, senza strappi, con ritmo costante. Un ritmo che ricorda il tipo di esperienza che vorresti vivere quando scegli un libro, diventando il lettore che legge un libro dal quale viene a sua volta letto. Condizione che, col libro giusto in mano, implica molte sfumature intermedie. Qualche volta le sfumature di un libro sono felicità senza motivo. Le sfumature de “L’oscurità e la luce” lo sono.

Nessun commento:

Posta un commento

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

Tower of god. Vol. 13 di Siu

 PUBBLICITA' / ADVERTISING Si dice che chi riesca ad arrivare in cima alla torre possa vedere esaudito qualunque desiderio. Rachel è una...