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lunedì 25 gennaio 2010

Da "Il tempo di Woodstock" di Ernesto Assante e Gino Castaldo (Laterza) a "1969" di Riccardo Bertoncelli (Giunti). Intervento di Nunzio Festa

Ci sono alcuni libri che chi ama la musica non può non avere. In questo breve articolo, che con fare rispettosissimo ci permettiamo di redigere, propongo soltanto alcuni aspetti d’almeno due di questi: “Il tempo di Woodstock” e “1969". Storia di un favoloso anno rock da Abbey Road a Woodstock”; il primo è firmato da Ernesto Assante e Gino Castaldo, il secondo da Riccardo Bertoncelli. Il lavoro di Assante e Castaldo è dato alle stampe presso l’editore Laterza, quello di Bertoncelli presso Giunti. A Bethel, ricordano innanzitutto Castaldo e Assante, a circa un’ora d’automobile da New York, esiste addirittura un Woodstock Museum. Dove per tredici soli dollari ti fanno fare un giro nell’atmosfere di quaranta anni or sono. Ma al di là e al di qua delle idee yankee, la coppia di giornalisti e critici musicali dice per esempio che Woodstock fu “l’effetto generato da anni di controcultura, come la materializzazione di visioni coltivate da una generazione che, come mai prima nella storia, aveva varcato il confine tra la realtà e l’immaginazione”. Inutile ricordare, per dar prova d’esempi, chi e quanti musicisti e non solamente musicisti salirono su quel palco (Santana, Joplin ecc.). Invece citiamo un altro angolo del volume, dove parte addirittura una tesi almeno da valutare: “secondo molti la scintilla potrebbe essere stata l’assassinio di Kennedy, è indubbio che l’elezione rappresentò un potente segno di cambiamento (…), allo stesso tempo è verosimile che il uso assassinio abbia provocato una forte reazione anche in quel mondo giovanile che all’alba di quel decennio stava cercando nuovi padri simbolici”. Un po’ come per un pezzo della nuova e giovane storia di Obama. Ma siamo in altri mondi. Bertoncelli, in un certo senso, è persino capace d’ampliare lo sguardo. In “1969” il critico Riccardo Bertoncelli forma quasi un’enciclopedia. Guardando al rock quale “sintesi potente di novità e modernità”, l’autore spiega - pubblicazioni di quell’anno in mano - di concerti e di festival. Di dischi e storie. Passando, con maestria, attraverso, appunto “l’estate di Woodstock e l'autunno cupo di Altamont, l'ultimo anno dei Beatles e la rinascita di Dylan”… Il volume si serve d’una dettagliata e puntuale cronologia dell’anno, e tante immagini. I testi, in sostanza, possono essere persino sfogliati in parallelo.

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