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lunedì 16 novembre 2009

Fiorenzo Oliva, “Il mondo in una piazza” (Stampa Alternativa, 2009)

Vado sul sito di Stampa Alternativa prima di scrivere questo pezzo, alla ricerca di notizie biografiche sull’autore. Al link del libro, sotto la scheda, dice “momentaneamente non disponibile”. Non mi meraviglia perché è un libro bellissimo quello di Fiorenzo Oliva dal titolo “Il mondo in una piazza”, e di questo ringrazio gli amici della casa editrice viterbese che me lo hanno inviato. F.O. ha passato un anno a Porta Palazzo a Torino, uno spazio di tempo che per lui ha significato una vera e propria catarsi, un modo per sviluppare anticorpi indispensabili per sopravvivere e mettersi finalmente alle spalle quel maledetto 2002, quando mentre passeggiava con degli amici per un parco di Torino si ritrova investito da uno spruzzo di acido che gli fa guadagnare numerose ustioni sul corpo. Era un regolamento di conti tra spacciatori. Torino la città di Cesare Pavese ha diversi livelli, alcuni esposti alla luce del sole, altri occulti. E non è solo l’aspetto esoterico a far rientrare alcune delle storie della capitale piemontese in un grande buco nero. Anzi, esistono delle vere e proprie T.A.Z in cui difficilmente si può cogliere la differenze tra realtà e finzione, ovvero geografie umane che farebbero impallidire i peggiori quartieri di Belfast o Varsavia, o addirittura renderebbero le malfamate banliueues parigine, collegi per educande. Porta Palazzo è un vero e proprio ingresso per l’inferno: quello dello spaccio, della clandestinità, della povertà, della disperazione. Oliva ci va a vivere con Eusen suo fratello di “cicatrici all’acido”, in un appartamento fatiscente senza riscaldamento prima e poi con riscaldamento insufficiente, fa spesa negli shop cino-arabi, e va dai romeni a fare colazione la mattina, si veste di sguardi torvi e decisi, abiti lisi ma sufficientemente “da guerriglia”, indispensabili per non dare nell’occhio, conosce “Il Fascio” che sarà poi man mano che ce lo farà conoscere meno nazi del nome appiopatogli, e diventa amico di “Tigre” un albanese che parla della guerra civile nella sua patria negli anni ‘90 e della sua condizione di povero cristo che si spacca il sedere e non riesce a mandare soldi a casa. Insomma F.O. cerca di capire e ricucire forse i fantasmi della fatidica aggressione subita, i motivi, i contesti. La cosa che appare incredibile in questo lavoro è che chi lo ha realizzato oscilla tra una discreta sindrome di Pollyanna (dove c’è sempre il lato positivo anche nelle situazioni più estreme) e una forte dose di nichilismo pulp, tra odori e umori e sudori di svariate etnie che esistono o resistono con lui Porta Palazzo. Al di là di facili considerazioni, la verità è che si tratta di un lavoro antropologico fine e prezioso, dove gli incontri e le vicissitudini raccontate sono strumento indispensabile per capire le diverse grammatiche delle convivenze inter-etniche in una periferia come quella narrata, forse lasciata un po’ a se stessa sia dalle istituzioni che dalle forze dell’ordine, ma che comunque riesce a lanciare un messaggio che va al di là del grigiore pervasivo in quelle zone: oltre le barriere linguistiche e tradizioni e riti anche criminosi e criminali, la comprensione può essere il primo passo per l’emancipazione dal nullla! Oliva parla di una nuova urbanistica domestica, quella vuota lasciata dagli Italiani oramai “migranti” verso altre zone della città, racconta di sradicamenti e sub-valori, ci stupisce con citazioni di De Amicis che racconta il Balon, il mercato delle pulci a Torino. E’ un racconto sincero, ricco di notizie. mai noioso.
Il sito è www.ilmondoinunapiazza.it

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