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mercoledì 4 novembre 2009

Carenze di futuro di Roberto Saporito (Zona editrice)

Si potrebbe definire un romanzo breve o un racconto lungo, ma se ci si affida alle definizioni certo potremmo smarrire la strada, visto che l’ultimo lavoro di Roberto Saporito, dal titolo “Carenze di futuro, non si presta ad un’adesione solida rispetto ad un genere letterario particolare, e dunque per incamminarci su un sentiero più certo e sicuro almeno per noi, dovremmo ricorrere alla migliore ipotesi ermeneutica dell’ibridazione o del meticciamento, in quanto non è un giallo e non è un noir, non è un lavoro carico di oscurità esistenzialista, ma senza ombra di dubbio contiene tutti e tre questi elementi in maniera superba. Partiamo dalla storia: gioco e debiti conducono un uomo alla deriva, una scelta forse fatta con metodo perverso, e in questo viaggio “agli inferi” sceglie una soluzione “comoda” quanto efficace: l’auto-esilio in Francia. Non ha più un soldo, avendo dilapidato l’intero patrimonio ereditato dal padre, non ha alcun tipo di sostentamento economico poiché ha perso un posto di lavoro invidiabile, e come ciliegina sulla torta, si fa scivolare dalle mani la sua stessa famiglia in un vortice obliquo di disperazione grigia, quasi come un male latente e subdolo che nasconde persino le sue sintomatologie. Praticamente in mutande! Solo due amici gli restano fedeli, lo aiutano a fuggire da se stesso, dai suoi incubi peggiori, tra i campi e le coste della Francia meridionale. Poi un raggio di sole, forse: Sophie, che è mistero e silenzio, una donna sola, che vive in una chiatta col suo cane Didier. Anche lei fugge e alla fine si ritrovano a risalire fiumi e canali, diretti a Parigi. Ma ... c’è un ma! E qui forse comincia il punto di non-ritorno dell’intera vicenda narrata: non ci arriveranno insieme. Roberto Saporito, con questa sua prova di grande forza, ci spiattella in faccia quanto sia inutile lottare nelle nostre vite, quando circostanze, persone, cose che abitano il nostro presente ci rifiutano, con modi che a combatterli produrrebbero nella migliore delle ipotesi ulcere e nevrosi.. L’uomo “senza nome” protagonista della storia, fa di tutto per essere “ a pelle” sgradevole, non solo all’interno del multiverso raccontato tra le pagine di questo libro, ma anche agli occhi del lettore, benevolo o meno che sia. Già perché parliamo fondamentalmente dell’incarnazione tangibile da un punto di vista scritturale di un retroterra culturale vacuo e osceno a cui appartiene questo “anti-eroe”, di una borghesia piccola piccola, tradizionalista e fatta di subvalori legati al buon nome, in società e sul lavoro, alla casa di proprietà e all’ipocrisia. La questione dell’identificazione dell’Altro come Atroce (alter – a(l)ter) è fondamentale per tutto il libro, dove alterità è sinonimo identificante nel lavoro di Saporito di Maturità, ovvero ultima fermata oltre la quale scompare qualsiasi speranza e dove il Vuoto, Il Silenzio, la Morte e la Non-Morte di una vita vissuta come un gigantesco bluff, vengono assorbiti in un black hole cieco e primordiale. Un’opera “Carenze di Futuro” che si lascia leggere facilmente, con grande agilità e soprattutto carico di innumerevoli spunti di riflessione circa tutte quei nostri “piccoli” smarrimenti che ogni giorno viviamo, e che scegliamo talvolta inconsapevolmente di vivere sulla nostra pelle, altre volte per paura, di evitare.

“Carenze di futuro“, Roberto Saporito, Zona Editrice, € 12,00, 9788864380261

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