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giovedì 29 ottobre 2009

Serie del ritorno, di Stefano Massari. Presentazione di Milo De Angelis, La Vita Felice (2009). Recensione di Nunzio Festa

I nuovi versi di Massari, del poeta di questa Serie del ritorno, sono un grumo di fresca dolcezza che prende la morte e la fa parlare come un elemento vivo. Con l’obiettivo, raggiunto, di rinfrescarla al chiarore della via d’uscita più bella; e salvifica. La gioia che esce dalla catastrofe. Stefano Massari, che è già autore di sillogi difficilmente dimenticabili, adesso entra col petto nel buio, ci rimane, e sa come uscirne. Le parole usate da Milo De Angelis in sede di prefazione all’opera sono una delle maniere migliori che si potessero usare per lo scopo. “Bisogna leggere questi versi. Hanno un’urgenza mortale, hanno la tensione di chi compie un atto decisivo, un atto oscuro e antico dove s’intrecciano salvezza e catastrofe. Bisogna credere, letteralmente, a ognuna di queste parole. Portano con sé un urlo, ce l’hanno addosso, sono infestate dall’urlo dei morti. Perché questo è un libro scritto vicino alla morte. Con improvvise rinascite, barlumi, terre felici. La morte sembra dettarlo a viva voce. L’addio è incessante. La parola è tempestosa. Chiede, invoca, comanda, crolla. Tutto avviene sul bordo dei pozzi. Una minaccia ignota la insegue, la spinge nelle vie buie del mondo e della mente, come in certe pagine russe, dove l’assoluto si sfiora nel grido e nella bestemmia, come in certe imprecazioni notturne dei Karamazov, dove l’assassino più infame legge nelle linee della mano una strana pietà”. La parola di Roberto Massari, quella parola che tenta d’andare a capo ma a volte rimane sullo stesso rigo e segue regole al di fuori dell’imposizione della regola, perché così nasce e vuole, è proprio viva di morte. Ma con la forza di un presente che vede il sole. Senza luccicore soleggiato. Stefano Massari è proprio uno dei poeti dell’assoluto che potrebbe comodamente entrare a far parte di quelli elenchi sbrindellati, ma che possono servire a scoprire voci di generazioni spesso tenute al margine. Massari, differenze a parte, ha pezzi di somiglianza, tanto per fare un esempio, con Antonella Anedda. E per Stefano Massari la visibilità meritata dovrebbe allo stesso modo a questo punto arrivare. Massari però fa una poesia che non prende in considerazione tempi e leggi. Fa poesia di vita. Linguaggio vitale e temi immortali sono il punto che sconfigge le morti, grazie a questo poeta romano di nascita e che lavoro in Emilia Romagna. L’attesa ora è tutta per la prossima creatura.

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