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martedì 20 ottobre 2009

Il mistero della ‘Sindone’ della Cripta di Ortelle. Raffaele Polo sul lavoro di Sergio Ortese edito da Lupo Editore

Anche nella nostra realtà di ‘subregione’ culturale ed artistica vi sono momenti di solleticante interesse e di studio con proposte risolutive che lasciano un pizzico di mistero nella loro proposizione. L’uscita del bel volume a cura del professor Sergio Ortese e pubblicato da Lupo col patrocinio del Comune di Ortelle, di Provincia e Regione, nonché dell’Università del Salento e del Centro Studi sulla Civiltà Artistica dell’Italia Meridionale ‘Giovanni Previtali’ ci ripropone uno di questi interrogativi, collocato nella restaurata Cripta di Santa Maria della Grotta di Ortelle. Nonostante la scarsa conoscenza che si ha, nel tempo, per questo importante monumento che risale al XV secolo e che è ricco di dipinti interni, riportati alla luce con un ottimo lavoro di restauro (documentato nel volume), l’attenzione degli addetti al settore ma anche dei semplici curiosi è legata all’affresco di straordinaria complessità e suggestione iconografica, denominato ‘Trinità con angeli e santi’. La curiosità è indubbiamente sollecitata dall’originale, unica tematica che viene affrontata in questo dipinto religioso: si vedono, infatti, due figure femminili che reggono ed esibiscono un drappo, sul quale vi sono tre scene della Passione di Cristo. Su questo originalissimo dipinto già ipotizzarono i professori Fonseca e Giovanni Giangreco che ventila l’idea di una ostensione di Sindone.
Ed è proprio questo l’aspetto che colpisce nell’affresco, assieme alla dovizia di particolari: l’idea di una raffigurazione da ricollegare al famoso lenzuolo gelosamente custodito a Torino e comunque simbolico di una tradizione pittorica rarissima se non addirittura inesistente nelle chiese della nostra realtà culturale.
E questo libro, accompagnando il testo con una grande ed accurata scelta fotografica, propone l’idea che proprio di Sindone non si tratti.
“…sono sempre meno persuaso che si tratti di un semplice ‘drappo da parata di tradizione adriatica’, come pure in passato avevo supposto, men che meno che si possa parlare di una Sindone, la quale presupporrebbe la sola e unica presenza del Volto Santo. Con tutta probabilità, è invece da chiamare in causa un velo quaresimale, vale a dire un sottile drappo di lino utilizzato per nascondere l’altare maggiore…” scrive tra l’altro Ortese. Soffermandosi poi ad una accurata interpretazione e descrizione della simbologia riaffiorata dal dipinto dopo i lavori di restauro. Altri interessanti aspetti relativi alla cripta di Ortelle vengono affrontati da Giuseppe Maria Costantini (Il restauro delle superfici decorate. Consuntivo della prima fase d’intervento), Marco Leo Imperiale (I saggi di scavo archeologico), Elisabeth Dipierro (Apparati). Questo bel libro è il capofila della collana ‘De là da mar’, diretta dallo stesso Ortese, che si propone di ‘guardare con occhi nuovi, dove ancora non s’è guardato’. Obiettivo pienamente raggiunto, con gli argomenti dedicati alla Cripta di Santa Maria della Grotta.

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