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domenica 16 marzo 2008

Alfonso Berardinelli e Star Wars



















Un piccolo libro, ma denso, densissimo di rimandi, ricco di innumerevoli spunti di riflessione, puntuale, rigoroso, mai eccessivo o ridondante nell’analizzare i problemi, o nell’affrontare da più punti di vista, un orizzonte quanto mai oscuro, etereo, labile come la Poesia. Suddiviso in quattro capitoli (“La poesia ieri, la poesia oggi”; “Poesia e genere lirico. Vicende Postmoderne”; “Sulla traducibilità della poesia italiana contemporanea”; “Montale e la sopravvivenza della poesia”), il libro di Berardinelli diventa un ottimo strumento per il lettore che ha da sempre ritenuto la Poesia, come qualcosa di ostico, difficile da digerire, complesso nel suo essere simultaneamente bit semantico e moltiplicatore di senso, o meglio condensatore di multiversi, dove la Parola abbraccia segmenti di vita o intere epoche, vicende, storie e fallimenti, gioie, ansie, paranoie, e interi disturbi del sistema binario dell’odierno uomo cyber-tronico (come link ad un bellissimo lavoro di Valerio Magrelli - ndc) . “Poesia non poesia”, non passa in rassegna con meticolosità né le diverse scuole poetiche della Storia della Poesia contemporanea, né singoli percorsi poetici in essa inscritti, quanto espone come la Poesia si trovi in un momento in cui le diverse grammatiche provenienti soprattutto dai mezzi di comunicazione di massa, tendenti sempre di più verso una spettacolarizzazione dell’esistenza, l’hanno trasformata in un reality più consono alla performatività (concordo con quanto dice l’autore sul fatto che se non ci fossero i readings estivi, chi si azzarderebbe a comprare e leggere un libro di poesia …) che alla ragionata ed eterea nobiltà del verso letto, sussurrato e studiato. E’ inutile ripetere il luogo comune di quanti poeti ci siano in giro, o di quanta Poesia taroccata si spacci nelle periferie del Suo regno, di come generi musicali sul piano del ritmo e del respiro della parola, come l’hip hop o il rap, meticciano e compromettono l’identità stessa della Poesia. Colpa del post-moderno, questa tremenda malattia diffusa da orribili untori come Jean-Francois Lyotard, Jean Baudrillard, Jacques Deridda, Michel Foucault, Gianni Vattimo? A chi attribuire la colpa del fatto che a tutt’oggi ci si interroga cosa sia la Poesia e cosa no? A William Burroughs, a Ginsberg, a Kerouac? Berardinelli fa parlare nel suo libro grandi maestri Jedi (e Berardinelli li considera veramente tali proprio come quelli che in molti hanno potuto osservare nella saga cinematografica di Star Wars) della Poesia, da Wystan Hugh Auden ad Hans Magnus Enzensberger, sino a Pasolini e Montale, riuscendo in questo modo a far capire al lettore attraverso le esperienze di questi giganti del verso, che molto è stato già fatto, ma che ancora c’è molto da fare in Poesia … forse c’è ancora talmente tanto lavoro, che sarebbe il caso di ri-pensarla !


Alfonso Berardinelli (Roma, 1943) è un critico letterario e saggista italiano, collabora a Il Sole 24 Ore e Il Foglio. Nel 1985 insieme a Piergiorgio Bellocchio ha fondato e diretto la rivista di critica Diario. Ha insegnato, come professore ordinario Letteratura contemporanea presso l'Università di Venezia dal 1983. Dimessosi nel 1995, nel solco di Cesare Garboli, in aperta critica con il sistema corporativo della cultura in Italia.



Alfonso Berardinelli, Poesia non poesia, Einaudi, pp.104, 2008

I Simpson utilizzati in questa sede come fonte iconografica sono opera di Matt Groening

2 commenti:

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